Per la serie ; This is America. Sport che qui si chiama Basketball. Da noi non riteniamo che sia importante specificare che nel canestro ci va una palla. Se uno sente parlare di Basket in effetti potrebbe pensare al cestino della frutta, dove si può mettere una palla ma anche frutta e verdura. Infatti, chi non sa le cose, potrebbe pensare che sia un gioco dove nel canestro all’altezza di tre metri ci deve andare una sedia, o un trapano elettrico, un servizio da the. Ma gli USA sono precisi e dunque chiariscono, per chi avesse dei dubbi, che nel basket ci va una palla e solo una palla. Cosi non ci sono incomprensioni e litigi tra le squadre.
La partita era tra gli alunni maschi della classe del figlio tredicenne di una coppia di amici ed analoga squadra di un’altra scuola. Sono arrivato un po’ prima e mi sono messo sul marciapiede, spalle vicine al muro, cappello calato fino agli occhi, sguardo fisso nel vuoto. A qualche metro da me la porta della scuola, presidiata da uno della sicurezza che conosceva tutte le mamme, i papà ed i ragazzini. Ma non conosceva me. Infatti dopo una decina di minuti, mi si è presentato davanti e mi ha chiesto “che cosa sta facendo qui”. Gli ho detto “aspetto degli amici” al che mi ha chiesto “chi sono i tuoi amici”. Quando gli ho fatto nomi e cognomi e gli ho detto che ero li per la partita, si è rilassato e mi ha detto “Mi chiamo Chris” ed ha ripreso il suo posto di addetto alla sicurezza
Quando sono arrivati i genitori del ragazzo, siamo entrati insieme nella scuola e la mamma ha detto al tipo “lui è con me” ed io ho aggiunto “ma ci conosciamo, ciao Chris” e siamo entrati.
All’uscita era sempre li, quando mi ha visto eravamo diventati amici ed ha abbozzato una sorta di scusa. Gli ho ricordato che quello è il suo lavoro, ha fatto bene ed anzi grazie del suo servizio”. Se mi rivede spero mi riconosca, oppure mi spara direttamente, qui non ci sono le mezze misure. Ha vinto la squadra del figlio degli amici, 48 a 27. Era la mia prima partita di basket dal vivo, divertente, istruttiva.
Parlando con una signora, mamma di un bambino di 20 anni, mi raccontava di quando, dieci anni fa, il piccoletto è caduto in cucina e si è aperto una guancia. La mamma lo ha medicato, gli ha messo quei cerotti che sostituiscono i punti di sutura e la cosa è finita li. Dopo qualche mese la mamma ha portato il figlioletto a fare una visita di controllo. Tutto bene ma verso la fine il medico ha chiesto al ragazzino “come ti sei fatto questa ferita?”. La mamma ha spiegato al medico cosa era successo, il medico in tutta risposta ha iniziato a guardare centimetro per centimetro la testa ed il collo del bambino, poi gli ha fatto sfilare la camicia e gli ha accuratamente ispezionato la schiena ed infine gli ha controllato le gambe.
Ogni anno negli USA dai 500.000 ai 600.000 bambini subiscono gravi abusi in famiglia di natura fisica. La mamma sapeva di questa situazione, ne parlano spesso in televisione e durante l’ispezione non ha battuto ciglio, mi ha raccontato che però sudava freddo perchè se per sbaglio il bambino avesse mostrato incertezza o avesse voluto fare lo spiritoso dicendo “la mamma mi ha picchiato”, la situazione sarebbe degenerata fino a togliere seduta stante il bambino alla madre. Morale, MAI scherzare con un medico specialmente se c’è di mezzo un minore.