Non buona la prima.

Oggi ho perso del tempo come un vero pensionato, sono andato a Basaluzzo per installare il nuovo sistema di luce notturna. Voglio una luce stabile che di notte illumini il moletto, e non intendo rinunciare al progetto dopo l’insuccesso della luce ad energia solare.

Ecco dunque la nuova lampada con il suo interruttore crepuscolare e sotto la scatola di legno all’interno della quale c’è un contenitore di plastica abbastanza impermeabile e dentro una batteria da moto.

Mio fratello ed i suoi amici di università che venivano a casa nostra a studiare mi chiamavano “Filini” dal personaggio dei film di Fantozzi. Filini organizzava sempre tutto e spesso in modo maldestro. Questa installazione è abbastanza maldestra, avrebbe bisogno di alcune migliorie per la parte che riguarda i fili elettrici. Anche sulla scatola della batteria avrei potuto fare meglio, ma la provvisorietà dell’installazione era dovuta al sospetto che qualcosa non avrebbe funzionato.

Ed infatti qualcosa non funziona; avevo provato in cucina a fare tutti i collegamenti elettrici come da istruzioni reperite on line, la luce della lampadina era brillante.

Durante il montaggio in situ ho pasticciato con i fili elettrici, complice la fretta di finire il lavoro prima di andare in ipotermia, i gradi erano 2. Non sono riuscito a seguire bene le polarità ed i colori dei fili. Risultato, la luce è quasi impercettibile, fioca come una lampada votiva, fa un po’ lumino di cimitero.

Dunque devo tornare su a Basaluzzo e questa volta sistemare per bene i fili.

Nel frattempo, forse le polarità errate dei collegamenti stanno mandando in ebollizione la batteria che questa notte esploderà. Farà una bella luce ma solo per il tempo necessario a bruciare il molo, il palo e tutto il suo contenuto.

Oppure semplicemente la batteria andrà in corto circuito e divenerà esausta prima che il gallo canti domattina. Si bruceranno l’interruttore e la lampadina. La batteria si spezza e l’acido colerà nella Pozzanghera azzerando ogni forma di vita per decenni.

Nota di colore. Percorrendo il tratto autostradale Bolzaneto-Giovi ci sono dei lunghi tratti ad una corsia. Mi sono trovato dietro ad un camion frigorifero dalle cui porte chiuse fuoriusciva un torrente di acqua. L’acqua schizzava e si polverizzava in una nebbia che ha ricoperto la mia autovettura. Poco male, a parte l’odore. Quando me ne sono accorto ho preso le distanze dal mezzo, ma intanto dentro l’abitacolo sembrava di essere al mercato del pesce.

Ho dovuto fa lavare l’auto e far irrorare l’abitacolo di quei prodotti nefitici che sanno di bagnoschiuma da caserma all’ennesima potenza.

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