Intanto c’è una persona in città che sta circolando coperta di sensori attaccati con cerotti in diverse zone del torace ed un aggeggio stretto in vita con una cintura a tracolla del tipo usato per una macchina fotografica. E si lamenta pur avendo insistito di farlo, perchè alla fine di rompere il belino al dottore, questo ha pensato “ah si? ora ti sistemo per le feste”. E temo che la cosa a breve riguarderà anche me. Perchè tubi nel sedere, nella gola, fanno bene e questa è l’ultima trovata per farsi venire qualche ansia.
Ed allora mi viene in mente quanto io uscii dal San Martino una ventina, facciamo trentina di anni fa con un tubicino sottile ma rigido che mi usciva dallo stomaco attraverso il naso. Ero andato a farmelo mettere in Vespa, al ritorno non era agevole guidare con quel tubo che finiva in un contenitore che era grande come una batteria d’auto. Avrei dovuto tenerlo per ventiquattro ore, anche di notte, per verificare il livello di acidità del mio stomaco.
Dopo poche ore a casa ho deciso di interrompere l’esperimento e me lo sono sfilato dal naso, con un senso di liberazione & vaffanculo che ricordo ancora adesso.
La nuova luce a pannello solare della Pozzanghera ha poca sutonomia. Direi meno di tre ore. Non prende tantissimo sole in questa stagione, ma scriverò comunque a Xing Pi Npong lamentando le scarse prestazioni della sua cinesata. Copia a Elon Musk per conoscenza e poi metto un faro da stadio alimentato da 380 trifase.