Montezuma.

Sta diventando frequente e fastidioso il mio vezzo di prendermi qualche virus appena metto i piedi a New York. Due volte il COVID ed ora, per la seconda volta dal 2009, un bel virus intestinale che mi ha costretto ad un viavai presso l’inevitabile destinazione, oltre ad aver dormito poco con una probabile febbriciattola che continua ad intermittenza da ventiquattro ore. Ho saltato due pasti, il che non mi fa male.

Il tempo a New York di questi giorni è il meglio che si può chiedere. Freschino, aria secca e pulita dal Canada. Tra qualche giorno si passa da 10 gradi a 25 ed arriva il respiro afoso del sud. In poche ore si passa dal riscaldamento all’aria condizionata. Non sia mai detto che si debba patire il caldo o il freddo, la temperatura dev’essere perfetta, sempre, a qualunque costo.

Proseguono i lavori delle facciate, ma sul lato verso est, mentre da noi sono finiti. Le finestre testimoniano la rimozione dei mattoni danneggiati. E meno male che aspiravano la polvere con un aspira-polvere. O forse era un frullatore ed ho capito male. La polvere è esterna ma anche interna, le finestre sono vecchie e le guarnizioni usurate, ma poi è proprio il tipo di finestra che fa cagare. E’ sinonimo, secondo me, di una tradizione che rispecchia anche il costo irrisorio della corrente elettrica e del riscaldamento dei tempi andati. Con la differenza che oggi il costo di entrambi è salito alle stelle.

Vanno avanti i lavori del nuovo ospedale. Ci sono dei rumori che vedono il progetto iniziale modificato. Pare che mettano anche un pronto soccorso, che non era stato considerato inizialmente. L’ospedale poco lontano in effetti ha un pronto soccorso, ma le ambulanze si devono fermare in doppia fila e bloccano completamente il traffico. L’ospedale esistente è su una “street” con tre corsie, due di parcheggi ed una per le auto con una striscia politica eco-sostenibile per le biciclette. Questa nuova costruzione è su una “avenue”; le corsie originali erano sei, due sono di parcheggi, meno una che ora è dei ciclisti, ne restano sempre tre per il traffico. Di cui almeno una è sempre occupata da camion e furgoni che caricano e scaricano merce, poi c’è quella dell’autobus, ne resta una. Insomma, siamo daccapo.

Transitando frequentemente dal soggiorno al bagno, ho fatto caso a questo dettaglio architettonico ed ho deciso di immortalarlo. La foto si presta ad una serie potenzialmente infinita di banali elaborazioni fatte con il solito programma di fotoritocco.

This entry was posted in All possible crap. Bookmark the permalink.

Leave a Reply

Your email address will not be published. Required fields are marked *