Il pre-frontale con un suo meticoloso autorigenerante al largo di Savona e Genova ha riversato tanta acqua su Basaluzzo. La pozzanghera ha tracimato, lo potrebbe fare di nuovo tra qualche ora.
Intanto nello Stato di New York arriva una allerta per pericolo di incendi boschivi. Non piove da molte settimane, il vento canadese è secco e soffia sostenuto. Si odono voci di mancanza di acqua e possibili razionamenti. Nei mesi precedenti ha piovuto abbondantemente, ma qui casca l’asino; i diversi acquedotti che servono la città sono vecchiotti e non si sa bene quanta acqua disperdono, l’intero sistema di distribuzione pare sia un colabrodo.
E’ una storia vista a Genova negli anni 80. A memoria ricordo che l’acqua veniva razionata in estate, riempivamo la vasca da bagno per avere una riserva in casa. Negli anni poi erano stati fatti dei lavori di restaurazione degli acquedotti, ma Riva con le sue acciaierie pare consumasse da sola, o meglio sprecasse quantità innominabili di acqua. Da quando ha chiuso i battenti, l’acqua non è mai più mancata. Ma sarà vero o ricordo male?
All’immigrazione del JFK circa 90 minuti di attesa in coda. Mentre affrontavamo la prima curva nell’infinito serpente fettucciato, mi è venuto in mente che avevo scaricato l’app MPC che servirebbe per poter saltare la coda infinita dei bovini. Ho aggiornato i dati, fotografato i passaporti, scattato due foto indecorose a Miriam ed a me. Upload. “Andate allo sportello 12” mi dice il telefono. Usciamo dalla coda strisciando sotto le fettucce, Miriam non è convinta. Mostro la schermata del telefono ad un tizio in divisa e questo mi dice di andare in un altro ingresso dove ci sono poche persone. Mostro nuovamente il telefono e vengo indirizzato ad una seconda coda dove invece delle novemila persone ce ne sono una ventina. Sto per cantare vittoria, ma quando mostro il telefono di fronte alla coda dello sportello 12, una tizia mi dice di infilarmi in una nuova coda che si allontana drammaticamente dal mio sportello. Finiamo in un cul-de-sac con poche persone con le quali ci scambiamo occhiate tristi. Restiamo li per un buon quarto d’ora e nessuno ci considera. Poi arriva un altro addetto che ci vede li a pitturare i leoni e parla con un collega che ci volgeva le spalle, questo apre una fettuccia e veniamo indirizzati ad una terza coda dove siamo rimasti in pochi. Non voglio sapere dove sono finiti gli altri, forse li hanno fatti ripartire dal VIA, cosa che temeva Miriam ed un po’ anch’io. Invece finalmente veniamo intervistati da un ufficiale che sembra Andy Garcia ma di pelle nera. Ci guarda, guarda i passaporti, ce li restuisce dicendoci “ciao”.