Quando acquisimmo il terreno prospicente alla cascina, era un piatto campo coltivato a grano, loietto, colza o simili.
Adesso in un angolo del campo c’è una collinetta di terra riportata ed un boschetto, figlio di quelle poche piante che misi a dimora una quindicina di anni fa. Non ho mai interferito con la crescita incontrollata di querce, acacie, carpini fino a ieri. Molti alberi sono cresciuti uno a fianco dell’altro, alcuni alberelli mostrano segni di decadimento e sofferenza per la troppa vicinanza con un albero che invece cresce robusto. Ne ho tagliati una decina. Non mi piace tagliare gli alberi, ma così facendo spero di assicurare una crescita migliore a quelli che sono rimasti, anche se in molti casi sono ancora troppo vicini. Ho “aggiustato” poco più di cento alberi, grazie ed uno sforzo ciclopico adesso l’area è sistemata e per qualche anno dovrebbe crescere tutto regolarmente senza problemi. Ho eliminato i rami bassi, i polloni, i rami secchi e quelli sprorporzionati. Adesso sono pieno di graffi, abrasioni e penso di avere almeno due spine nelle mani, le acacie non perdonano. Ma il lavoro andava fatto.
Questo è un caso in cui invece non ho tagliato nulla. Una piccola quercia che ho messo io a dimora, sulla sinistra, sta crescendo robusta. A meno di 50 centimetri è cresciuto un ciliegio selvatico. I due sembrano andare bene insieme, alcuni rami sono intrecciati ma entrambe le piante sono robuste e non sembrano dar segno di disagio o sofferenza per colpa del vicino. Questo è un caso eclatante, ma sono diverse le situazioni in cui due alberi di specie diverse stanno crescendo uno a fianco dell’altro. Il segnale è fatalmente “wokeccazzo” e si potrebbero fare dei parallelismi tra il mondo vegetale e quello di noi scimmie con le scarpe.
Questo è il Cerchio Inutile, a sinistra si intravede la Collinetta Incolta. Entrambi gli eperimenti sono in evoluzione e sono moderatamente soddisfatto di come le cose procedono.
Alcune stronzate di corollario. Come credo la maggioranza della gente, spesso mi salta in mente una canzone a caso e la canticchio ossessivamente senza nemmeno pensarci per ore. la pulizia del boschetto mi ha immediatamente innestato una canzone di Elio e le Storie Tese.
Nel boschetto della mia fantasia c’e’ un fottio
Di animaletti un po’ matti inventati da me
Che mi fanno ridere quando sono triste
Mi fanno ridere quando sono felice
Mi fanno ridere quando sono medio
In pratica mi fanno ridere sempre
Quel fottio di animaletti inventati da me
C’è il vitello con i piedi di balsa, il vitello con i piedi di spugna
E indovina chi c’è? C’è pure il vitello coi piedi di cobalto
C’è il vitello coi piedi tonnati, quattro ne ho inventati
Sono gli animali della mia e della tua fantasia
Ma un giorno il vitello dai piedi di balsa
Si recò dal vitello coi piedi di cobalto
Gli disse: “C’è il vitello dai piedi tonnati
Che parla molto male di te”
Sostiene che i tuoi piedi non sono di vero cobalto
Ma sono in effetti quattro piedi di pane
Ricoperti da un sottile strato di cobalto
Mio caro vitello dai piedi di balsa
La tua storia è falsa
L’amico vitello dai piedi di spugna
Mi ha svelato la verità
Egli ha nascosto una microspia
Nei tuoi piedi di balsa e nei piedi tonnati
Così ha scoperto che tu, solo tu
Sempre tu, anche tu
Nient’altro che tu, proprio tu
Sei il vitello dai piedi di balsa
Inventore di una storia falsa
Accusavi il vitello dai piedi tonnati
E per questo i tuoi piedi saranno asportati
Ma la legge prevede una pena aggiuntiva
Per questo reato: l’ascolto forzato di…
Nel boschetto della mia fantasia
Ora c’è un vitello senza più i piedi che invoca pietà
Quand’ecco che un piccolo amico si avvicina
Mi presento, son l’orsetto ricchione
E come avrai intuito adesso ti inculo.
In particolare l’ultima strofa mi è risuonata come un mantra per tutta la giornata. Qualche giorno fa mi era capitata una vecchia canzone di Rocky Roberts dal nome “Stasera mi butto” che viene bene anche per spaventare Miriam se gliela intono ad alta voce improvvisamente mentre sale le scale.