Ed anche agosto è quasi andato.

Un sedicente ispettore del DOB, ossia dipartimento dell’edilizia di New York, qualche mese fa aveva segnato con matita rossa i mattoni della facciata che a suo insindacabile parere erano danneggiati ed andavano rimossi e sostituiti con mattoni nuovi.

Una carrucola sostiene i due operai, uno taglia i mattoni con un flessibile, poi li demolisce con un trapano a percussione, il collega intanto aziona un aspiratore con il quale cerca di impedire che si formi una nuvola di polvere, con risultati devo dire mediocri.

I lavori andranno avanti fino a Natale, salvo brutto tempo e brutte sorprese. In questa foto si vede anche Miriam, che per effetto della distorsione telefonica, sembra sia sui trampoli.

Artista di strada, Parco. Il suo lavoro principale consiste nel doppiare cartoni animati e cantare con la voce di personaggi di Walt Disney. Durante il COVID ha adottato un pulcino che ha chiamato Marzipan perchè la moglie ha un negozio che fa dolci. E poi ha scoperto che gli piaceva disegnarlo. Secondo lui, Dio gli ha dato questo inatteso dono di saper disegnare, ed ora nei ritagli di tempo vende arte.

La webcam in streaming s’è fermata, ma ho potuto rimetterla in funzione solo quando sono rientrato dopo una settimana. Lo splitter di pura plastica si è surriscaldato ed ha assunto una forma molle dentro la sua scatola impermeabile. Se lo metto all’esterno si riempe d’acqua, dunque devo assicurare ventilazione ma senza fare entare la pioggia. Non so bene come fare. Adesso la webcam inquadra una scotta che serve agli operai che lavorano in facciata.

Capitolo Hawaii. Ho acquistato dei porcini secchi per assolvere al mio dovere di cucinare un risotto ai funghi. Sono importati dall’Italia. Se vengono venduti in California, DEVONO riportare sulla confezione un avviso sui rischi di salute connessi al consumo o uso di qualsiasi cosa.

I porcini con il metilmercurio sono stati utilizzati due volte, con risultati diversi. Nel primo caso (foto a fianco) avevo una bottiglia di vino incustodita vicina ai fornelli. A tre quarti della preparazione del riso me ne sono andato senza saperlo in stato di ubriachezza ed ho lasciato il compito di finire il lavoro a Miriam ed una sua amica. Non è colpa loro, il gusto era buono ma aveva la consistenza del porridge. Il secondo tentativo dopo una settimana è andato molto meglio.

Ho salvato circa 220 fotografie delle Hawaii. Questa sopra è la più interessante perchè mostra l’effetto degli alisei sulla pioggia. Waimea, Big Island. Il grosso albero crea una costante ombra pluviometrica sottovento. L’albero è un Monkey Pot Tree, ce ne sono di giganteschi su tutta l’isola. Qui a fianco lo stesso albero visto dal satellite su Google Earth. La presenza di vento dominante causa stau e fohen montano tutto l’anno, tutti gli anni, praticamente sempre.

“Kona (costa occidentale, sottovento) has mostly hot and dry weather, with about 18 inches (450 mm) of rain per year. Hilo (costa orientale, sopravento agli Alisei) receives about 130 inches (3.300 mm) of rain annually.” (Wikipedia)

Si passa dalla foresta subtropicale prati verdi con le mucche al pascolo, al deserto con qualche capra che bruca erba gialla nello spazio di poche centinaia di metri. Waimea è sulla linea di confine, metà paese è verde, metà è arido. Per me, vivere in questa atmosfera surreale vale da solo le 13 più 8 ore di volo da Via Francavilla a Basaluzzo.

Visto che è la terza volta che vedo questi luoghi, potrei aver già scritto le stesse identiche cose, ma sono abbastanza certo di non aver mai scattato la foto all’albero.

Se poi un giorno me ne viene voglia, proverò a mettere qui altre foto della permanenza sulle isole, con il racconto di elementi che sul momento mi erano parsi oltremodo interessanti. A titolo di esempio, ho i segni delle meduse su braccia e torace. Ho fatto amicizia con tre cani, tre mucche ed un cavallo. Ho guidato una vettura da rottamare a spinta su uno sterrato in discesa. Per raccogliere le banane bisogna tirare giù l’intera pianta. Ho mangiato cose mai provate prima, di cui non ricordo il nome e neppure la natura. Ho visitato Pearl Harbour. Ho partecipato ad uno scambio di cortesie tra vicini; ti impresto il mio fucile per uccidere un cinghiale che viene a rovistare nella tua coltivazione di marjuana e tu mi regali un sacchetto di marjuana. Perchè siccome hai il permesso di coltivare la marjuana allora non puoi avere in casa un fucile. Dunque ho accettato di dare due belle boccate ad uno spinello. Le persone intorno erano belle andate, io nulla. Ma proprio nulla, come se avessi dato una boccata di colluttorio per i denti.

Infine, rientrato a New York ho cercato di guardare tutta la convention democratica in televisione, ma dopo un’ora di spettacolo ho interrotto. Un po’ la stanchezza, un po’ la noia per una kermesse televisiva in stile “America Got Talent” piena di gente a turno spiritosa, seria, oppure commossa, il tutto perfettamente organizzato ed avvolto in una cortina di stereotipo e di retorica con musica, disc jokey, attori, saltimbanchi e cantanti. Se dovessi votare, non voterei mai e poi mai Trump, ma anche questi sono un circo equestre abitato da personaggi a volte davvero singolari. Vabbè, poveri noi.

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