Comincio con una bella foto del boschetto costruito di fronte a casa. In primo piano il tiglio messo a dimora lo scorso novembre. Sembra godere di buona salute. Gli altri tre sulla collinetta invece sono già sotto stress, devo iniziare da subito a montare un sistema di irrigazione a comando. Questo tiglio nella foto è in penombra, i tre sono in pieno sole e nonostante le abbondanti piogge, evidentemente non sopportano anche i minimi accenni di asciutto. In realtà non dovrebbe essere una sorpresa; alberi grandi con un impianto radicale striminzito, resistenza alla siccità pari a dieci minuti, poi seccano.
Il sito ENEL in questi ultimi giorni funziona discretamente male. Come sarebbe a dire “qualcosa non ha funzionato” ? Chi è che gestisce il vostro sito, la Banda Bassotti ? Quello che funziona meglio è il livello di incompetenza e menefreghismo di chi vi amministra, riproverò più tardi, asini.
Per compensare un diffuso malumore che mi permea, misto ansia, disinteresse e tutto il resto, ecco due prestigiosi riconoscimenti ai quali vorrei rispondere con una foto di un gigantesco vaffanculo animato, ma non lo faccio per ovvii motivi.
Non ero certo un “Toti Boy” ma, come sempre e come faccio con tutti, gli davo fiducia e speravo bene. E invece… anche se la sinistra genovese da decenni usa la magistratura come arma elettorale contundente in luogo dei suoi fatiscenti programmi e candidati, qualcosa di poco ortosso Yoghi forse lo avrà fatto. Non sono meravigliato, fondamentalmente non mi attendo nulla di buono, da nessuno. Lo dico sempre, sinistra, destra, alto, basso, non abbiamo speranze. Ma perchè tirare in mezzo Spinelli, il cui accento genovese è la sommatoria dell’accento di tutti i liguri moltiplicato per dieci ?
Arrivo in stazione e prendo la metropolitana. Ma il sistema di segnalazione dei treni è troppo complicato, c’è scritto sui vagoni un numero che dovrebbe segnalare dove si ferma, un paio di treni transitano a passo d’uomo, si fermano e tornano indietro. Allora Miriam ed io saliamo le scale e ci troviamo in qualcosa che assomiglia a piazza De Ferrari, e poi su un taxi. Il tassista parla a malapena la lingua, invece di dirigersi verso nord, si infila in un parco che non è Central Park, non l’ho mai visto prima, è trasandato, spoglio. L’autista svolta e percorre un ponte su un fiume (tipo East River). Siamo arrivati ora nel Queens e quando gli chiediamo dove cazzo sta andando, dice che ci vuol mostrare dei bei luoghi nel nord del Queens. Noi insistiamo dicendo che dobbiamo andare a Manhattan ma lui imperterrito guida e si inerpica in un quartiere in collina pieno di moschee, bancarelle, negozi di cianfrusaglie. La new York che percorro in auto sembra una città totalmente dissimile da quella vera, sembra una città europea, sono perplesso. Arriva in un cortile di terra battuta tra case mezze diroccate, bambini che giocano. Scendiamo e ci porta sul ciglio di una collina dalla quale si vede un bosco ed altre colline, penso che sia il confine periferico del quartiere. Noi gli diciamo che quello che sta facendo è un sequestro di persona ma lui dice che no, adesso ci accompagna a casa. E scompare. Dopo poco prendo in mano la situazione e scappo su un monopattino, mi lancio giù per una strada tortuosa nel mezzo di questo quartiere in collina che dovrebbe essere il Queens, piove ed io vado in controsterzo nelle curve. Miriam mi precede guidando una macchina scassatissima, attraversa i binari incustoditi e si fa passare a pochissimo da un treno merci. Però forse ero io a guidare. Il tutto diventa confuso, le strade mi ricordano Torino. Poi Miriam si ferma in uno slargo di qualche periferia, la raggiungo e mi sveglio.
Quando passo i miei periodi di ansia depressiva faccio questi sogni. Sarei curioso di sottoporre il racconto ad uno di quei ciarlatani che dicono di sapere interpretare i sogni e sentire cosa mi racconta; il mio pene piccolo, il difficile rapporto con la madre, la paura di annegare nell’olio di palma.