Prima volta nel così detto “Palazzo di vetro”, nomignolo che forse un tempo caretterizzava la costruzione, oggi sarebbe un po’ troppo generico.
Ci sono solo due nazioni che non fanno parte dell’ONU. Taiwan, perchè la Cina si inalbera e non vuole, Città del Vaticano perchè non vuole il Papa o il Creatore in persona. Però in fondo a destra ci sono le bandiere di entrambi. Abbiamo scattato foto con la bandiera italiana, ma sono talmente patetiche che non mi sento di esporle. Le bandiere e più in generale tutti gli elenchi dove sono citati i paesi partecipanti sono rigorosamente in ordine alfabetico, in passato ci sono state risse e tra gli scranni dell’assemblea sono volati insulti, calci e pugni.
Grazie ai nostri amici, avevamo come guida una loro amica che lavora nella missione italiana, dunque abbiamo potuto vedere cose che il turista normale non vedrà mai e cicca cicca. Mi ero illuso leggendo l’indicazione secondo la quale ci sarebbe voluta una escort, ma ho brutalmente frainteso il significato.
Anche Miriam ha frainteso; ha pensato che avessi io richiesto una escort. Si è molto risentita, ha staccato l’asta in ghisa con puntale in ottone della bandiera di Alto Volta dal piedistallo ed ha cercato di colpirmi. Ho cercato rifugio nella piccola saletta di meditazione; tutti i simboli religiosi sono raggruppati in un dipinto, ma si vedono appena perchè ci sono delegati ai quali, se vedono una croce o una mezzaluna, sale la carogna e poi fanno scoppiare le guerre sante.
Abbiamo sbirciato in una riunione in corso del Consiglio di Sicurezza. Di cui fa parte la Russia, se non ho capito male. In questa sede pare lavorino circa 6.500 persone. Togliamo un 20% fisiologico di cazzoni, il resto dovrebbe essere composto da brave persone che lavorano davvero alacremente e con animo buono per dare un contributo alla pace e sicurezza delle popolazioni del mondo.
Nel frattempo però dovrebbe essere noto anche ai più disinformati che al di fuori di queste mura, interi governi sovrani, corporazioni e lobbies varie se ne strapazzano le palle di cosa dice l’ONU.
Una intera parere coperta di murales dove si leggono le nozioni fondamentali di libertà, civiltà, collaborazione, rispetto, progresso. Purtroppo ho letto diversi testi di antropologia, nascita ed evoluzione della specie umana, sviluppo dell’intelligenza e forse non avrei dovuto; sono giunto alla conclusione che oggi non siamo molto diversi dai nostri progenitori che si prendevano a botte di clava per una coscia di pollo e delle patatine. Esistono frange della popolazione che possono discernere tra il bene ed il male, ma credo siano una risicata minoranza. Tutti gli altri, proporzionalmente alla loro capacità economica e/o forza fisica, si comportano da animali impauriti, incazzati ed aggressivi. Se possono ti derubano, ti occupano la casa, ti abusano i parenti sessualmente attraenti, ti mangiano il gatto e poi se ti lamenti ti uccidono pure. In poche parole, per me l’evoluzione ed il repentino sviluppo della corteccia cerebrale nel cervello umano è stato un pessimo errore. Se ne sta accorgendo l’intero ecosistema terrestre, animali e piante. Cazzo; andava tutto così bene, poi siamo arrivati noi intelligentoni.
Su una nota più leggiadra, il Japanese Island presso il Prospect Park di Brooklyn è di una bellezza straordinaria.
Il luogo era marcio di persone accorse per vedere i ciliegi in fiore. La giornata era proprio quella in cui in Giappone si celebra Hanami. Nel Prospect Park c’è Hanami Nights ossia nel parco su prenotazione si può pasteggiare a sera tra i ciliegi illuminati, tutto venduto da mesi.
Invidia totale ed inalienabile per le diverse “pozzanghere fangose” circondate da alberi favolosi e fiori profumati.
Il fiore più popolare in questo periodo primaverle è senza dubbio il tulipano, ce ne sono a migliaia, in tutti gli angoli di verde disponibili tra Brooklyn e Manhattan. A seguire, i narcisi di cui non ho foto perchè mi sembrava troppo banale.
In diverse zone di Brooklyn e Manhattan sono passato in aree che una decina di anni fa sono state sottratte al degrado ed all’abbandono e sono state trasformate in parchi pubblici. Avevo visto quelli che erano gli alberelli appena messi a dimora. Sono diventati enormi, sembrano vigorosi, sani. I miei alberi basaluzzesi fanno una fatica boia, crescono lentamente, se non muoiono prima di caldo e di siccità.
Vartouhi Pinkeston. Questa artista espone sul consueto banchetto a Central Park nella solita strada centrale. Abbiamo chiacchierato per un po’, condividiamo l’amore per gli alberi. Questi bellissimi acquarelli che misurano di larghezza si e no cinque centimetri sono il risultato di una tecnica molto articolata e complessa che neppure immaginavo. Secondo la formula prendi cinque paga quattro, ho speso venti dollari benissimo. Ho un vago ricordo di quando a scuola mi facevano disegnare gli alberi. Non ero davvero portato al disegno. Mia madre mi aveva un po’ insegnato i rudimenti ma sono sempre rimasto a livello zero. Nel corso degli anni ho imparato a disegnare solo “fracazzo” a scopo di volgare diletto con i compagni di scuola e gli amici.
Nel cantiere dove stanno costruendo un nuovo ospedale, ho contato almeno trenta operai che girano come trottole, più quelli che non ho considerato e che sicuramente sono nella parte nascosta del cantiere.
Hanno impiegato più di un anno a costruire le fondamenta, ora sono arrivati alla soletta di quello che noi chiamiamo primo piano, per loro è il secondo. Nel tratto di strada a sinistra nella foto si vedono le chiome di due alberi che sono stati aggirati dalle impalcature in modo da subire il minor danno possibile.
La responsabilità degli alberi stradali è di un ente pubblico, non so quali regole impongano ai cantieri edili di salvaguardarli. Ma non credo di aver mai visto, in uno degli innumerevoli cantieri edili, un albero tagliato o capitozzato per far posto ad una impalcatura o ponteggio.
La gru viene installata nel centro della costruzione. Viene alzata gradualmente quando serve, ovvero quando viene raggiunta dal piano nuovo. Alla fine rimane incastrata nell’edificio, viene smontata e venduta al mercato nero delle gru da cantiere. Nel buco che resta al posto della gru, vengono messi i materiali radioattivi usati per fare le radiografie e gettati i clienti che non pagano i conti.
Un accenno alle cose basaluzzesi sulla costa orientale dell’Oceano Atlantico; scongiurato (credo) il rischio gelata, la situazione mi pare verdissima.