I colori di questa foto sono leggermente diversi da quello che si vedeva ad occhio nudo, ma con il telefono non sono riuscito a fare di meglio. Se avessi usato la macchina fotografica, invece, il risultato sarebbe stato uguale se non peggiore, perchè sono un pessimo fotografo.
La punta del Redwood californiano sembra avere una energia smisurata. Anche il resto dell’alberello è pieno di nuovi getti, ma la punta emana una forza e sembra mostrare un desiderio di crescere che non ho mai visto in nessuna altra pianta. Davvero, neppure nelle patate che mettevo in un bicchiere d’acqua quanto ero bambino, neppure i fagioli nel cotone. Non so che analogia trovare a parte due cazzo di verdure. Me lo continuo a ripetere ma non penso di afferrare bene l’idea; questa pianta ha nel DNA la capacità di vivere fino al 4000 (anno domini quattromila). Sono circa cento generazioni umane. Rifare il tetto di casa non meno di quaranta volte. Settecentotrentamila ricariche del mio cellulare. E’ triste ma scommetterei che non vivrà così tanto, è deprimente ma temo morirà entro pochi anni per colpa del clima sempre più ostile, o se gli va proprio bene, tra qualche decennio qualche stronzo lo taglierà per far su qualche soldo vendendo la legna. Con il ricavato si potrà ubriacare fino a farsi venire la cirrosi e morire nel letto di un ospedale.
Nel frattempo però devo registrare il decesso di due alberi. Un Acero saccarino ed un Carpino pendente che hanno patito troppo la scorsa estate e non si sono ripresi dopo aver perso le foglie anzitempo. Allora ho deciso dove mettere un Frassino, un Acero e due Querce alte un metro ciascuna. Lo so, saranno troppo vicine ad altri alberi, però oggi notavo l’affollamento di fronde di diversa forma e sfumatura di verde di fronte a casa e mi piace proprio, sembra uno di quei boschi del New England. (si come no, ma sticazzi ?)