Piccola cronaca di un evento banale e del tutto insignificante. Venerdì pomeriggio, imbocco la sopraelevata alle 17 per dirigermi a Basaluzzo. Appena si entra nello svincolo leggo che la A7 è bloccata per un incidente e per andare a Milano bisogna prendere la A26. Sulla A26, segnalati cinque km di coda per lavori. Dopo il primo km decido con mossa acuta di uscire dall’autostrada a Masone. Sulla statale direzione Ovada ci sono due cantieri stradali con semaforo e percorrenza alternata. Code, anche perché ci sono altri automobilisti intelligenti come me che sono usciti dall’autostrada. La statale viene attraversa tre volte dalla ferrovia, linee minori, che va da Ovada verso Mele. Il primo passaggio a livello va bene. Arrivo dal secondo che ha appena chiuso le sbarre. Passano i quarti d’ora e nessun treno passa. Dopo una attesa lunghetta, un camionista fermo poco dietro viene a piedi fino alle sbarre e ci informa che un altro camion ha divelto le sbarre del terzo passaggio a livello, la strada è bloccata. Siamo arrivati a casa a Basaluzzo esattamente alle sette e mezza. Mi sembra sia il mio record di durata, una prestazione invidiabile.
Io ero tranquillo, andavo per il finesettimana in villeggiature e non avevo alcuna fretta o impegno. Ma il camionista dietro di me aveva i minuti contati per arrivare a destinazione prima che lo stabilimento chiudesse, non ultimo senza rischiare di essere beccato ad un controllo avendo passato alla guida più del consentito. Anche lui però non era agitato. Direi che era rassegnato a fare un lavoro che negli ultimi anni per chi attraversa gli appennini liguri è diventato un punto interrogativo.