E’ un personaggio di Alan Ford, straordinario fumetto che ha allietato la mia adolescenza. Aveva una serie infinita di magagne, tra le quali ricordo “lo sterno che non sterna bene”, “l’ulcera al malleolo”, “il duodeno che diventa trideno”. Io prima di mangiare dovrei fare dei bei respiri e recitare ad alta voce antichi canti aztechi. Oppure mi intaso. Finalmente ho potuto vedere dal vivo cosa succede quando mi intaso.
La giovane, graziosa e simpatica infermiera che mi ha dato un bicchiere di bario mi dava anche le istruzioni da oltre il vetro di protezione in radiologia. Metta in bocca un bel sorso senza deglutire. Ora, diglutisca! L’ultima volta che ho preso il bario avrò avuto dodici anni e se non ricordo male, il dottore lo impreziosiva con qualche cucchiaio di Nesquik.
A distanza di mezzo secolo, il bario mi sembra meno grumoso, più liquido ed ha un leggero gusto alla frutta. Se non ho capito male la spiegazione del radiologo, quella specie di tondo bianco più spostato sulla destra è il bario bloccato che gonfia l’esofago invece di arrivare nello stomaco. Il bianco più a sinistra erano i due sorsi precedenti che invece erano arrivati a destinazione e si stavano già muovendo verso il piloro. Sono affascinato da questo tipo di diagnostica. Meno affascinato dal riflusso gastro esofageo, l’operazione del 2000 ha finito il suo compito e sono da capo con le sveglie notturne con i bronchi pieni di cibo semi digerito che sa di acido per lavare i pavimenti. O almeno credo gli assomigli.
E per chiudere questa nota con un elemento di meteorologia, ecco la banana che copre la Liguria e l’entroterra.