Poi basta però. Ragionando con Miriam a ruota libera, ci ricordavamo di quando un tempo andare in montagna voleva dire dover guidare sulla neve. Non c’erano le quattro ruote motrici, neppure i sistemi di antislittamento, e neppure le gomme da neve. Si partiva con gomme normali e le catene nel portabagagli. Salendo gli ultimi chilometri la speranza era che nessuno fosse fermo per la strada, perchè se non ci fossero stati ostacoli, facilmente si arrivava a destinazione guidando con cautela. Ma se ci fosse stato qualcuno impantanato, l’incognita era la ripartenza da fermo. E mi ricordo quando c’era una lenta fila di auto, il ghiaccio che si formava sul parabrezza ed il rumore delle spazzole che invano cercavano di migliorare la visibilità. I bordi della strada con auto ferme ed un rassegnato guidatore che montava le catene, illuminato dai fari delle altre auto mentre la neve lo avvolgeva. E si sperava che fosse passato uno spazzaneve poco prima in modo da avere la strada più pulita possibile.
Si partiva avendo solo una vaga idea di come sarebbe stato il tempo e le strade. Non c’erano i cellulari e le uniche indicazioni erano quelle di Edmondo Bernacca la sera prima in televisione. Adesso se cade un albero sulla strada lo sai dopo un minuto, ed ovviamente le notizie sul maltempo vengo amplificate e tradotte in catastrofismo se anche di neve ne cade un centimetro. E per me la neve rimane comunque un fenomeno meraviglioso e magico.
Questo magico fine settimana è terminato. Ultime foto della serie neve e derivati. La stagione di merda si avvicina.
L’aria limpida dopo la neve mostra luci che in genere non si vedono.
A Genova è già tarda primavera, con sole ed un breve ed intenso rovescio di pioggia.