Giornata dedicata a verificare la situazione dopo la pioggia. Il pluviometro era più che pieno. Il terreno è fradicio di acqua. Camminare nel prato allagato è una sensazione meravigliosa. Ho messo a dimora in terra tre alberelli alti circa un metro, sono bagolari. Fanno parte di un exchange scheme con un mio vicino. Ci scambiamo alberelli contro semi. Condividiamo informazioni su come rovinare il paesaggio con scavi e pozzanghere artificiali, come piantare alberi con poche probabilità di sopravvivenza e mettere semi di piante tropicali che neppure germoglieranno. Lui ha anche animali da pascolo geneticamente modificati, sono molto invidioso.
Le due buste contenenti semi di Flame Tree contenevano due serie di semi non proprio uguali. Ho stabilito, arbitrariamente, che quelli dell’albero sono i più grandi, mentre ho sparpagliato in giro sulla collinetta – laboratorio quelli piccoli, non ho particolari aspettative.
Il metodo per mettere i semi a dimora è frutto della mia immaginazione, fa parte di una patologia maniacale che sottende alla perfezione della pratica, ma non ha nessun fondamento o riferimento in letteratura. Metto un fondo di terriccio da prato in un vasetto biodegradabile, sopra ripongo il seme e poi completo il riempimento del vasetto rigorosamente bio con altro terriccio. Leggera compressione con il pollice.
Pratico poscia un foro nel terreno, inserisco il vasetto e poi ricopro tutto con abbondante terriccio. Cercherò informazioni sul tipo di albero per determinare una eventuale percentuale di successo. Ne ho messi dodici al netto dei tre oggetto di scambio con i bagolari del vicino.
Concludo l’esposizione con una foto di Sauze di Cesana. E’ difficile stabilire quanta ne è venuta studiando il tetto, ma da voci e fotografie reperite on line, stiamo parlando di almeno 50 cm, tendenti al metro un po’ più in quota.