Si rientra in patria. Ma no, che cazzo dico; il senso della “patria” è obsoleto e vedendo in che razza di palude siamo finiti, proprio non mi interessa. Poi penso ai miei concittadini; li reputo, mediamente, sotto la media italiana, già bassa per conto suo. Invidiosi, di parte, poco inclini al dialogo, incuranti del bene pubblico, sporcano, sono polemici, provincialmente conservatori, ancora invischiati in ideologie vecchie e perdenti. No, non sono particolarmente felice di rientrare. Lo devo fare per varie ragioni, ma se davvero potessi, eliminerei Genova dal mio radar.
Basaluzzo; a parte alcuni negozianti che rispetto e che mi pare siano persone come si deve, il resto dei basaluzzesi non li frequento. Quando mi chiudo tra i miei alberi ho quanto mi serve per non venir preso da angoscia, rabbia, frustrazione, depressione. Finchè dura. Altrove in Italia c’è sempre qualche essere umano che mi trovo tra i piedi e che vorrei venisse preso da un furgone nero con i vetri oscurati e mandato in Australia. Dunque Basaluzzo-New York e ritorno. Intanto partirei comunque da Malpensa. Qualcuno pensa ad un volo diretto Genova-New York. Non so se fosse ubriaco ma mi sembra poco probabile. Da Genova pochi voli per prendere delle coincidenze in qualche città europea, scomode o tirate per i capelli. Dopo il covid è diventato un terno al lotto.
Se Atene piange, Sparta non ride. Qui in USA non sono a buon punto nella preparazione al futuro. Nel senso che anche loro viaggiano a fari spenti verso incognite sempre più forti e contraddizioni sempre più evidenti. Ma io non essendo cittadino USA posso anche strabattermene le palle e prendere solo gli aspetti positivi.
Insomma, rientro con lo sguardo basso, anche perchè i marciapiedi a Genova sono costellati di merde di cani.