Finalmente un po’ di autunno.

E’ inevitabile come grattarsi quando prude. Quando piove a Basaluzzo provo l’irresistibile desiderio di scrivere di nuovo le stesse cagate. Io patisco la sempre più insistente siccità e quando piove mi sento meglio perché i miei alberi stanno meglio, e dovendo assolutamente comunicare questa sensazione al mondo esterno, ho questo blog alla bisogna.

Cinquantun millimetri è il bottino finale di questa perturbazione. Di notte si è sentita bene la pioggia sulle tegole del tetto mentre di giorno, seduto sulla panchina Zen, si può ascoltare la pioggia che cade sugli alberi e sulla Pozzanghera. Meraviglioso.

Ecco le solite immancabili fotografie delle webcam.

Quella macchietta gialla significa pioggia più intensa. Ma era anche un comulonembo abbastanza turbolento, nascosto nelle nuvole del fronte. Un colpo di vento, due minuti, quanto è bastato per far fuori le tende e la merce esposta all’aperto del mio fornitore preferito di frutta, verdura e porcini. Sono arrivato che era appena successo, la titolare era contrariata ma pensando a cosa sta succedendo nel mondo, ha concluso dicendo “ripareremo”.

Passato il fronte si è instaurato un Ostro sostenuto con raffiche decisamente forti, provocandomi qualche ansia, ho rinforzato gli ormeggi ad un paio di alberi, si è rotto qualche ramo.

Però si sente di nuovo l’acqua che scorre nel Lemme, è un mormorio dolce e lieve.

Il meglio del fine settimana è stato il Pellegrinaggio dal vivaio. Abbiamo parlato della pioggia, anche il titolare era sollevato. Nel corso dell’estate sono seccate diverse piante, alcune in modo inatteso. Sono morti molti Carpini, in teoria pianta autoctona, probabilmente destinata ad estinguersi in queste aree di pianura, bassa collina. Poi visita ai Tigli in zolla. Ne ha una sfilza, come da programma ne ho acquistati cinque. Li abbiamo segnati indicando sul tronco anche la posizione del nord, perché quando saranno messi nelle nuove dimore verso la fine di Novembre sarà necessario orientarli come sono adesso.

I primi anni nei quali iniziai a mettere alberi a dimora, la gioia era assoluta. Adesso c’è anche una importante componente di incertezza e preoccupazione, superare i lunghi mesi di estate rovente è sempre più difficile per le piante trapiantate. I primi quattro, cinque anni sono una incognita. Ho imparato a mie spese.

La domenica mattina, tre cacciatori con cani al seguito appena dietro la Pozzanghera. Un botolo ha stanato la lepre che vive nella nuova macchia di incolto. Quella che lascio appositamente intoccata e che riempio di semi, ghiande per vedere se qualcosa cresce. La lepre è scappata verso di me, si è infilata nel boschetto vicino a casa inseguita dalle fucilate. Non ho sentito il rumore dei pallini, ma non sono sicuro che sparare verso di me sia stata un’idea ortodossa.

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