Questa foto, scattata con il telefono, mostra una inquadratura simile a quella della webcam. Però compensa un po’ meglio e dunque è di qualità migliore.
Ho il sospetto che nei prossimi anni scatti una corsa forsennata a comperare case in montagna. Fa fresco, c’è silenzio, aria buona. Per il momento è pieno di vecchi come me. Molti sono “mangiarane” (francesi) ed un po’ “mangiacrauti” (tedeschi). Gli altri generalmente sono “mangiaspaghetti”.
Forse tra coloro anche giovani che fino ad ora hanno sempre optato per il mare, ci sono già dei ripensamenti. Forse un posto in quota dove rifugiarsi dalla sempre più insopportabile calura e dal sovraffollamento dei bassi strati è una buona scelta. Ed allora anche questi luoghi diventeranno pieni di traffico, affollati di gente chiassosa che romperà i coglioni a chi vorrebbe starsene in pace, a me per esempio.
Considerato che a mille metri si sta oggi come si stava a cento metri di quota quarant’anni fa, potrebbe esserci un boom di richieste di abitazioni nelle vallate alpine. Le infrastrutture come gli acquedotti diventeranno insufficienti. Insomma i problemi della pianura si trasferiranno sui monti. Chissà se i comuni resisteranno alla tentazione di far cassa con oneri di urbanizzazione riempendo ogni posto disponibile con case, centri commerciali, parcheggi.
Passeggiate tranquille; ho colto una conversazione tra i tavolini di un bar; un paio di amiche della mia età stavano progettando una escursione di qualche giorno tra rifugi. Ridevano sulla amara considerazione che per affrontare la vita non confortevole dei rifugi alpini alla nostra età bisogna portarsi creme per combattere la secchezza vaginale, pillole per contrastare la pressione e lassativi. Io mi focalizzo su escursioni giornaliere con poco dislivello, possibilmente all’ombra dei boschi, con tappa strategica in un posto dove si mangia seduti a tavola.
Mi consolo e non penso al clima, grazie alle lumache che compro dallo spacciatore sulla via principale di Cesana Torinese. Qui nella foto erano prima della cottura. Questa volta però ho sbagliato qualcosa nei tempi e forse nei watt del microonde e molte sono venute dure come sassi. Ho ripiegato su una ricotta che genera dipendenza. Miriam si sveglia di notte e punta verso il frigo con l’irrefrenabile fame da formaggio e fa fuori la ricotta a cucchiaiate direttamente dentro il frigorifero.
A new York li chiamano “bodega cats”, ho un libro che ne mostra alcune decine. Questo è un BC dell’Alta Val Susa.
Vale un dettaglio della foto. E’ restato in quella posizione per almeno un’ora, mentre pranzavamo in un ristorantino sulla strada pedonale opposto alla vetrina. Poi si è accasciato definitivamente.