Quando parlo del “Buco Pluviometrico della Bassa Alessandrina” non espongo un concetto astratto, non mi riferisco ad una allegoria letteraria, non richiamo un vox populi che provviene dall’abuso di sostanze alcoliche di generazioni di contadini adusi alla dura vita dei campi.
Della pioggia mostrata dal radar Doppler, in realtà non tutta sta arrivando al suolo. Molta si forma a circa tre chilometri di altezza, scende per circa un chilometro e poi evapora. Ma sul dannato buco neppure quella, ovvero il segnale è forte e chiaro. Comunque sia l’umidità relativa, il punto di rugiada, la temperatura, la presenza di nuclei di condensazione dello strato inferiore dell’atmosfera, nella Bassa non piove per decisione divina.
Io avevo sperato di svegliarmi questa notte al soave suono della pioggia sui coppi del tetto. Invece il mio sonno è stato interrotto perchè la mia prostata ha segnalato che nel caso non fossi andato in bagno, avrei inondato la casa. In realtà ho prodotto circa cinque centimetri cubici di urina e poi sono rimasto li, seduto sul gabinetto, nel silenzio del buco pluviometrico.
Il piccolo segno rosso sulla carta è solo incidentalmente in corrispondenza della Pozzanghera fangosa. Mostra invero il mio occhio sinistro, rosso, perchè quello destro è semichiuso perchè l’ultimo COVID di Natale mi ha lasciato come ricordo una sorta di affezione che mi provoca bruciore, specialmente quando mi sveglio la mattina o, come in questo frangente, alle ore 5:15 di una mattinata dove, invece di dormire, mi struggo per la mancanza di pioggia.