Immigrazione al JFK come ai vecchi tempi. Un’ora di coda, tre sportelli aperti su trenta. Metà dei viaggiatori tossiscono e o starnutiscono. Quando stai per arrivare alla fine della coda unica per i non americani dotati di ESTA, vuol dire che un addetto ti indirizza su uno sportello, li ci sono non più di cinque persone. E’ quasi fatta. A meno che in quel momento non arrivino trenta passeggeri trafelati che hanno una coincidenza e dunque li fanno passare prima. A me verrebbe da dire “il budello di tua madre, sono qui da un’ora e della tua coincidenza me ne strapazzo l’acciuga” che in inglese ibrido si traduce più o meno ” your mother’s gut I’ve been here for an hour of your connection I don’t give an anchovy”.
Visto che bisogna fare esperienze diverse per apprezzare il proprio status di umano, neppure scesi dall’aereo e c’è bisogno di farsi vedere da un medico. Nulla di preoccupante, ma stante che ci sono persone che si preoccupano a prescindere, ecco che dobbiamo compilare un modulo per essere accettato in una struttura che non è ospedale, ma un distaccamento dove i medici possono visitare.
Farsi guardare in gola, ossia aprire la bocca mentre un medico con una sonda entra orizzontalmente per dare una occhiata, i dottori di una volta facevano con una palettina per farti tenere bassa la lingua. Oggi a New York si deve compilare un modulo di accettazione di 6 pagine.
Si inizia domandando al paziente con quale pronome vuole essere riferito (he, she) e se, oltre al nome e cognome, ha uno pseudonimo con il quale vuole essere chiamato. Tipo “leone ruggente” o “scoreggia silenziosa” , non saprei.
Poi, nel paese che cerca di fuggire le proprie origini di schiavisti, bisogna specificare razza ed etnia. Però si può rispondere “preferisco non rispondere” lasciando al medico il compito di indovinare, osservando attentamente il paziente.
In questa sezione si inizia a chiedere se uno beve, fuma o si droga, poi si passa a domande sociali più intense. Tra tutte le domande politicamente corrette sul genere e sulle abitudini sessuali, ne spunta una che chiede se qualcuno in famiglia ha abusato di te. Voglio pensare che questo sia un test per vedere se la vittima ne vuole parlare. Se il paziente viene colto di sorpresa, magari vengono fuori scenari inquietanti. Ed in quel caso potrebbe entrare in gioco uno psicologo che facendo finta di nulla, intervista il paziente e chissà, magari è un evento risolutivo e lenitivo per il paziente. Altrimenti non so perchè lo chiedano; ovvero guardami queste cazzo di tonsille e fatti i cazzi tuoi, no ? Comunque sia, non capisco cosa può interessare al dottore sapere in anticipo che io sia eterosessuale, bianco non ispanico piuttosto che qualsiasi altra cosa. Misteri dei liberals americani.
Late Merry Christmas ? Oppure ci siamo dimenticati gli addobbi oppure devono girare un film e li hanno lasciati per lo scopo ? A sinistra un prefabbricato ad uso ristorante, figlio della emergenza COVID. Avevano detto che li avrebbero rimossi, ma evidentemente ci vuole del tempo.
Il mio consueto massaggio cinese. A due strade di distanza c’è un negozietto dove ragazze cinesi fanno i massaggi. La procedura è standard. Inizia con un asciugamano da spiaggia che copre dalla testa ai piedi, e mentre si è a pancia in giù si viene percossi ripetutamente. Poi l’asciugamano viene tolto e si viene irrorati di olio. Il massaggio inizia con le spalle, poi la schiena fino al coccige, poi le braccia, le mani, poi le gambe. Poi ci si gira a pancia in su e la massaggiatrice passa ai polpacci ed infine i piedi. Il massaggio thailandese a questo punto si conclude con una bella sega, le cinesi invece no. Intervengono strofinacci caldi con i quali si toglie parte dell’olio usato per massaggiare. Questa routine è classica e credo sia la stessa da generazioni.
Questa volta è stato diverso. La ragazza non parlava una parola di inglese, salvo “one hour” che è il tempo standard per l’operazione. Dopo l’asciugamano la ragazza mi ha coperto la testa con uno strofinaccio e poi mi ha massaggiato testa e collo con uno strumento che emetteva un rumore strano. Quando sono supino, indifeso, in mutande e totalmente in balìa della massaggiatrice mi vengono in mente le idee più strane. Dal rumore che emetteva lo strumento o pensato a canne di bamboo legate insieme con le interiora essiccate di galline, oppure una vescica di vacca con dentro noci e nocciole. Tutto sommato piacevole. Il lettino era riscaldato in modo da potermi provocare una diarrea fulminante, l’escursione termica con la schiena unta simile a quella che c’è su Marte dal giorno alla notte.
E’ iniziato il massaggio alla schiena. Ed è continuato per un bel po’, inizialmente non ci ho fatto caso, ma poi mi sono reso conto che durava decisamente troppo. Ero distratto dalla gente che transitava nello stretto corridoio dietro di me, ogni tanto la ragazza parlava in cinese con delle colleghe. Ovviamente pensavo parlassero di me in modo ironico, tipo “ma guarda che chiappe flaccide e che schieda buterata, adesso lo uccido e poi butto il cadavere nell’East River”. Ho udito il tipico rumore di quando si apre una lattina di coca cola o altro prodotto gassato. Dopo trenta secondi scarsi per il locale è risuonato un rutto che ha fatto tremare le pareti. Intanto proseguiva il viavai di persone, il locale è molto frequentato, uomini e donne oppure tutte le vie intermedie come nel modulo dell’ospedale. Ed intanto il tempo passava e la ragazza era sempre ferma sulla schiena che iniziava probabilmente ad arrossarsi.
Ho pensato che la ragazza in realtà fosse un androide sperimentale, il software ha ancora qualche difetto e quando si pianta nessuno ha il coraggio di interromperla perchè diventa violenta. Allora bisogna aspettare che le si scarichino le batterie e questo potrebbe richiedere tutta la notte. Io avrei passato li ancora diverse ore, Miriam preoccupata, io con estese ecchimosi e nessuno che fiata. Poi le altre del negozio verso mezzanotte se ne vanno, spengono le luci ed io resto li al buio a pancia in giù con un automa che mi continua a massaggiare la schiena.
Il pensiero mi ha provocato una ridarella che la ragazza ha interpretato come una sorta di disagio esistenziale e dunque si è fermata ed ha provato a dirmi qualcosa, che non ho capito. Ha chiamato il boss che mi ha chiesto se volevo altri 30 minuti ed ho risposto no grazie.