Ho già sicuramente scritto questo preambolo; ogni tanto mi parte il trip della focaccia pizzata, in piazza Paolo Da Novi c’è un forno che la fa benissimo. Le signore al banco sono cortesi ma genovesi, dunque bisogna fare pochi salamelecchi, parlare chiaro senza perdere tempo, sorridenti ma senza smancerie. Quando avevo chiesto la focaccia pizzata un po’ di tempo fa, una commessa mi aveva detto “ce l’ho anche secca”. Io le avevo risposto qualcosa tipo “mi dispiace non so cosa dirle, comunque prenderei quella” ed avevo additato la pizzata tradizionale, quella pericolosissima che se non stai attento ti cola sui pantaloni, calze, scarpe e poi perfora il suolo come l’acido del mostro in Alien. Lei non aveva risposto ma sospetto che non avesse pienamente colto l’allusione maldestra. Mi aveva lanciato una occhiata da incenerire un albero, il dubbio mi resta.
Oggi le ho chiesto 4 slerfe di focaccia pizzata e 4 slerfe di focaccia al formaggio. Le si è illuminato il volto. Il termine slerfa probabilmente è stato evocativo, le ha ricordato la sua infanzia quando giocava a fare la saldatrice e dava fuoco al salotto e sua madre le dava una slerfa e poi la chiudeva in cantina con mani e piedi legati. E poi le avrà ricordato la sua adolescenza, quando giocava a sadomaso e si faceva legare nel letto dall’amichetto che poi la prendeva a ceffoni picchiandola con un gatto morto.
Ogni sei mesi per lavoro partecipo ad una riunione che prima avveniva di persona, da due anni invece avviene on line. Solo dalla prossima, con la presunzione che saremo ancora vivi, chi vuole si può presentare a Milano per partecipare in carne & ossa. Ogni volta che partecipo mi domando a che pro, visto che la mia opinione conta meno di un picocazzo, questo però è un altro discorso.
Uno dei partecipanti vive e lavora ad Hong Kong ed il suo lavoro comprendeva frequenti viaggi all’estero. E’ stata convocata la prossima riunione. Lui ha risposto così.
Thanks. 19th Jan works for me although I will sadly still be imprisoned in Fortress Hong Kong and won’t be able to attend in person.
Regards
Anche leggere queste cose mi fa pensare ad un brutto sogno, qualcosa di surreale, un racconto distopico. A proposito, ho imparato il termine in USA ai tempi del primo anno di Trump, veniva spesso usato dalla stampa liberale per descrivere il suo governo. Mi sembra sia diventato di moda anche qui.
“Una distopìa, o anche anti-utopia, contro-utopia, utopia negativa o cacotopia[1], è una descrizione o rappresentazione di una realtà immaginaria del futuro, ma prevedibile sulla base di tendenze del presente percepite come altamente negative, in cui viene presagita un’esperienza di vita indesiderabile o spaventosa. Ponendosi in contrapposizione ad un’utopia, una distopia viene tipicamente prefigurata come l’appartenenza ad un’ipotetica società o ad un ipotetico mondo caratterizzati da alcune espressioni sociali o politiche opprimenti, spesso in concomitanza o in conseguenza di condizioni ambientali o tecnologiche pericolose, che sono state portate al loro limite estremo.” (Wikipedia)