Il mio nucleo famigliare composto di 2 persone sta attraversando un momento di accentuata sensibilità alle possibili patologie che possono intervenire alla nostra età. In realtà è da anni che va avanti così, ma occasionalmente ci sono dei picchi. Durante queste impennate statisticamente significative, uno dei componenti individua una serie importante di aree delicate che potrebbero rappresentare una minaccia, e dunque combina una visita da uno specialista per ciascuna area a rischio. L’altro elemento del nucleo famigliare cerca di scappare ma viene arpionato e poscia si accoda per solidarietà. Tra sonde e sondini mi sento esposto e vulnerabile, percorso in profondità da numerosi veicoli che vanno avanti ed indietro, siano essi tubi con telecamera, fili elettrici, tubicini che trasportano sostanze da e verso l’interno, dita guantate, raggi X, ultrasuoni, onde magnetiche. Riesco ad evitare, seppur a fatica, il Pap-Test e la mammografia, ma c’è in compenso la prostata, non sfuggo al dito medio indagatore.
Perchè, mi chiedo, tutto ciò ?
Tra la fine degli anni 60 ed i primi degli anni 70 in Italia si sviluppò un particolare genere di film. Il minimo comun denominatore di queste storie era un bambino, negletto ed abusato dai genitori, che alla fine del film muore. Forse c’era una morale che si riferiva alla contestata legge sul divorzio, forse c’erano ragioni sociali a sfondo religioso e propagandistico sulla famiglia. Sensi di colpa dopo il boom economico del dopoguerra. Autocommiserazione. Sindromi depressive mai espresse. Insomma non so e non mi interessa più di tanto, ma di questa merda lacrimevole ne hanno fatta tanta.
Io fui esposto al film “L’Incompreso”. Mia madre mi ci portò e pianse dall’inizio alla fine. Il bambino, sofferente per la separazione dei genitori e senza un adeguato supporto emotivo da parte di mamma e papà, per ragioni che non ricordo sale su un albero e cade. Breve agonia durante la quale riceve degli scampoli di affetto dai genitori ma ormai è troppo tardi e si spegne nel letto di un ospedale. Perchè mia madre mi portò a vedere questa merda di film, lo devo capire ancora adesso. Rimasi traumatizzato ? non lo so, può darsi.
Anzi, probabilmente l’episodio contribuì ad aggiungere a quello che era un complesso di disfunzionalità già ben sviluppato, una nota di incazzatura e senso di polemica e forse un correlato scazzo esistenziale al quale però in età avanzata mi sarei affezionato.
Miriam, da parte sua, fu invece esposta ad un paio di schifezze del genere lacrima facile e vigliacca. Ultima neve di primavera e Bianchi cavalli d’Agosto. In entrambi i casi, il bambino in questione, bello, intelligente, sensibile ma trascurato da almeno uno dei genitori, si ammala di leucemia e muore. La locandina di uno di questi orrori mostra un papà con un sorriso beffardo che sferra un uppercut al figlio immobilizzandogli la mascella per un mese. Al polso il papà ha un orologio d’oro appartenuto alla moglie che ha ucciso e fatto a pezzi la settimana precedente.
Miriam rimase trumatizzata alla visione di queste due pellicole merdose ? Quasi certamente si, forse parte della sua ipocondria deriva da questo trattamento a base di angoscia e terrore che dovette subire suo malgrado quando era una bambina. Riprendo un mio dubbio iniziale; ma perchè cazzo facevano queste pellicole, perchè avevano così tanto successo e perchè le nostre mamme ci portarono a vederle ? La risposta potrebbe semplicemente essere: “Perchè gli adulti negli anni sessanta erano tutti una massa di stronzi”.
Altro argomento. Mi rivolgo a quella fascia di motociclisti imbecilli che la mattina si comportano in strada come se la loro autostima e la dimensione del loro pene fosse direttamente proporzionale alla scortesia ed alla rapidità del loro spostamento. Se la presenza di altre utenze vi rende così idioti, perchè non mettete la sveglia un’ora prima ? Così potete sfrecciare a 400 Km/ora e nessuno si mette di mezzo al vostro trionfale percorso.
Ieri pomeriggio un simpaticone su una moto ha deciso di inserirsi in corso sardegna (io arrivavo dal tunnel in direzione “monte”) come se fosse solo al mondo.
Il tizio davanti a me è quasi caduto per frenare e io l’ho quasi tamponato. Il sopracitato simpaticone non si è accorto di nulla, ha tagliato la strada anche a un’auto e ha preoseguito con calma olimpica verso “fanculo a lui e alla sua parzialmente incolpevole madre”, che era l’unica destinazione possibile.
Mah.