Ad altre nefandezze. Arrivare in anticipo di un’ora sull’appuntamento è per me uno standard, il treno è improbabile perchè si perde un sacco di tempo e spesso i treni sono in ritardo. A Milano ci vado solo in automobile. In quindici minuti percorro il tratto casa-Genova Est. Altri quindici minuti e sono a Busalla, 15 minuti e sono a Serravalle, 15 e sono a Tortona. Poi entro in una dimensione senza tempo. Oltre, la tangenziale è una incognita ed arrivare al parcheggio in Piazza Medaglie d’Oro lo è ancora di più. Sono affetto da ansia professionale ed arrivo sotto l’ufficio con un’ora di anticipo.
Ieri a Milano centro c’erano 20 gradi e vicino all’ufficio c’è una pasticceria gelateria eligibly molto famosa il cui nome termina in –ella tradendo così origini partenopee. Il gelato è in tre formati: piccolo medio e grande. Il grande è troppo pretestuoso, solo chi ha un grosso reddito, una forte autostima può decidere razionalmente di prenderlo. Il piccolo è minimalista, tradisce una dose di insicurezza e finto understatement. Prendo il medio; la ragazza che compone il cono ha un fare sessuale; ruota il mestolo con mani esperte e compone un intreccio di gelato da vera esperta. Il cono è piccolino, ma su di esso riesce a costruire una massa di gelato grande come un neonato, che pesa come un neonato. Mi offre questa quantità di alimento che potrebbe nutrire una scuola con un sorriso da protagonista del porno ed io esco dal negozio presagendo che l’80% del gelato mi si scioglierà sulla mano e finirà ovunque. Vorrei che la mia lingua fosse tre volte più grande. E invece no; benchè abbia impiegato mezz’ora a finirlo, il gelato non è minimamente colato, insomma non si scioglieva. La cosa è inquietante, il gelato per definizione si deve sciogliere, se non lo fa vuol dire che viene aggiunta una sostanza che ne impedisce lo scioglimento. Non oso andare su Google e chiedere che cazzo di diavoleria si mette nel gelato per farlo restare gelato indefinitivamente. Sospetto sia placenta umana. Qualche muco animale. Una formula chimica lunghissima. Un addensante derivato dal petrolchimico.
Ho finito il gelato perchè volevo arrivare alla cialda, tuttavia sono certo che a Genova ci sono almeno due gelaterie dove il gelato è più buono. La sera, arrivato a casa, esattamente dopo cinque ore, il gelato ha deciso di uscire prepotentemente dal mio corpo, complice una quantità significativa di gas. Quattro euro di gelato che hanno percorso il mio intestino a velocità da centometrista.
Ritirando l’auto dal garage, prima di me avevo 4 sacchi neri condominiali della spazzatura. OK, la mia definizione di bassa lega forse denota una profonda ignoranza e mancanza di rispetto verso le tradizioni altrui. Ma sti cazzi, se qualcuno mi dice che io mi vesto come Mr. Bean, costui ha perfettamente ragione e non devo offendermi. C’è chi accetta di vestirsi come gli Addams e chi come la raccolta indifferenziata, liberi tutti.
Comunque sia, invece di seguire le evidenti indicazioni di USCITA, con l’auto si sono infilate con una difficile manovra a gomito di nuovo nell’ingresso al piano, incastrandosi tra la sbarra ed un marciapiede. Io non so quale processo mentale abbia indotto il quartetto a prendere una simile decisione, spero che mi abbiano seguito decidendo che la rampa da me praticata fosse quella giusta per salire a livello strada e da li immettersi nella città, nonostante il sospetto che io possa mangiare salame. Altrimenti le quattro tipe sono ancora li.
Perchè guidando verso Milano, dopo l’ultima galleria prima del casello di Vignole Borbera mi trovo ad ascoltare “Radio latte e miele” ? Ossia io stavo ascoltando “Radio Nostalgia” e dopo il buco in galleria la radio si risintonizza su una purga ? Ed una volta su due c’è Gianna Nannini che canta incazzata ? Non so se sia peggio di “Radio Italia solo musica italiana” ma la lotta è serrata.
Altra ed ultima stupidaggine, per ora. Ho risposto all’ennesima chiamata dal numero di Cagliari. Sono quelli della IREN che mi offrono qualche tariffa super scontata. Non ho mandato la ragazza a fare in culo. Sono stato, anzi, gentile ma l’ho invitata a sospendere il martellamento sulle mie balle in quanto non sono davvero interessato. Ho anche chiamato il numero verde di una banca. Verde una sega, il primo minuto trascorre con una voce registrata che spiega le tariffe della telefonata, centesimi alla risposta e centesimi al minuto. Poi la voce mi ha detto che l’operatore poteva essere in un qualsiasi paese della Comunità Europea. Poi la ragazza in carne ed ossa ha capito che io ero una bestia e mi ha brillantemente guidato nella fase di migrazione della procedura di accesso al sistema di home banking prima che mi venisse un collasso per lo spavento.