New York Presbyterian.

Nonostante i 6 gradi sotto zero ed il vento pungente, oggi Domenica il parco era frequentato da molta gente e bambini con slittini di vario tipo.

Le ragazze hannno prima provato invano a scendere con un cartone. Non voglio essere cattivo; diciamo che il rapporto peso potenza era sfavorevole.

Roberta e Miriam sono state prese dal richiamo della neve soffice e dalla velocità. Tuttavia l’uso del cartone ha promosso molta ilarità ma poca distanza percorsa.

Poi finalmente le due hanno rubato uno slittino ai bambini e si sono praticate nell’antica arte con una attrezzatura più indicata.

Ma non hanno raggiunto velocità mediocri, stante la paura di farsi male in qualche modo.

Ed in effetti qualche rischio c’era… ci siamo divertiti un sacco, poi però, per la durata di circa 3 minuti o poco più, non ricordo nulla. Io sono stato centrato – pare – da una ragazza che su uno slittino fuori controllo mi ha colpito in pieno da dietro, sono volato per aria e ricadendo ho picchiato la testa ed ho perso i sensi. Pare che dopo la caduta,  i presenti mi abbiano visto immobile a terra, occhi sbarrati e bocca aperta. Miriam e Roberta hanno chiesto ai presenti di chiamare il 911, nel frattempo Miriam era disperata perchè non rispondevo, i bambini piangevano, anche una signora che aveva assistito alla scena piangeva impietrita perchè pare che io sembrassi morto. Io di tutto ciò non ricordo nulla. Ho iniziato a riprendere i senti solo quando quelli dell’ambulanza sono arrivati e mi hanno rianimato e messo un collare. Mi hanno informato sul fatto che mi avrebbero portato in ospedale ed ho chiesto se era veramente necessario, hanno ridacchato in modo accomodante. Mi hanno immobilizzato come un salame. Poi viaggio alla volta del New York Presbyterian Hospital, York Ave @ 68th st. e poi in ER, come nella serie televisiva.

Sono stato trattato come in un film. Molte infermiere e dottoresse, alcune davero graziose, di età variabile tra i 20 ed i 30 anni di età ed appartenenti a molte etnie variegate, premurose, sorridenti e molto inclini a fornire spiegazioni su cosa avevo subito, cosa mi avrebbero fatto e cosa dovevo fare, si sono avvicendate e mi mi hanno fatto molte domande su come mi sentivo, poi raggi x e risonanza, tre ore in osservazione e poi dimesso.

Mentre ero li a consolare Miriam e Roberta, ancora scosse per lo spavento, è arrivato un pompiere, lo hanno messo nel letto a fianco del mio. Sapeva di fumo ed aveva la faccia nera e l’uniforme coperta di fuliggine. Era giovane, bello, aitante, Americano. Ha raccontato di aver spento un incendio a Brooklyn, era sul tetto di una casa in fiamme a far buchi per fare uscire il fumo e buttare acqua ed è stato salvato dai colleghi, alcuni dei quali erano in altre stanze in ER. Lamentava bruciori agli occhi e tossiva per il fumo respirato, ma era contento perchè non c’erano state vittime. E’ arrivata l’ennesima dottoressa giovane, brava e carina che gli ha fatto un esame agli occhi, per fortuna non aveva nulla di grave, poi gli hanno dato un tubo dal quale usciva qualcosa che ha dovuto inalare per almeno un’ora. Quando sono stato dimesso prima di andar via gli sono andato a fianco e gli ho chiesto se potevo strigergli la mano; gli ho detto grazie. Mi sono sentito molto non so cosa, ma ero sincero e credo gli abbia fatto piacere.

E’ indubbiamente stato un pomeriggio alternativo. Mi hanno fatto anche domande che, a pensarci dopo, sono la copia di quelle fatte nella dichiarazione cui ho risposto in sede di compilazione dell’ESTA. Dunque io sono nel file delle persone che visitano gli USA, sapevano chi ero e mi hanno fatto domande per sapere se fornivo risposte uguali ed ero davvero quello che dicevo di essere, anche perchè non mi hanno chiesto i documenti e neppure la carta di credito. Dovrei essere salvato dalla assicurazione, vediamo se funziona veramente. Ma sono contento di essere in qualche modo categorizzato, classificato e schedato. Così Donaldo quando decide di sbattermi fuori – come ha promesso di fare con tutti i messicani e sudamericani clandestini – ci mette il tempo di schiacciare un bottone.

Chiosa finale di Miriam: “pensa che fine ingloriosa, sei uscito indenne dalle Double Diamonds di Aspen e vieni travolto da uno slittino a Central Park”. Aggiungo, non puoi nemmeno scriverlo su una targa, riderebbero tutti.

This entry was posted in All possible crap. Bookmark the permalink.

4 Responses to New York Presbyterian.

  1. Mig1 says:

    Ho scelto il giorno giusto per tornare a leggere questo il blog.
    Apprezzo il pulsante “Lo so, ma me ne batto il belino” sui cookie.
    Mi spiace per il tuo investimento (cazzo sei, una S.p.A.??? :-P), ma mi fa piacere che tu abbia stretto la mano e ringraziato il pompiere. E’ una cosa che si meritano quelli che per lavoro salvano perfetti sconosciuti.
    …sicuro si non essere stao una comparsa in un nuovo E.R.??? O forse in Dr. House, visto che ti definisci ipocondriaco!!

    Buon 2017.
    Cerco di recuperare un po’ di post!

    • admin says:

      Il saluto al pompiere coperto di fuliggine è stato il punto più alto della giornata, se lo meritava davvero.

  2. Mitì says:

    Ma la ragazza che ti ha travolto, almeno ti ha chiesto scusa? Come ti senti ora? E chissà Miriam che spavento! (Salutala, e dille che sto da ore ringhiando io anche per conto suo un sacco di cose brutte sulla neve rompiballe prevista domani qui)

    • admin says:

      La ragazza si è ferita lievemente al volto; da quel che ho capito, l’hanno medicata in una altra ambulanza e dimessa subito. Non so però chi fosse, nella confusione ci siamo dimenticati dei convenevoli. Miriam era sconvolta, pensava fossi morto ed altre persone intorno pare dicessero “ma è morto !” Pensa tu… in effetti ero immobile, occhi sbarrati al cielo e bocca aperta, Miriam mi implorava di risponderle, invano. Si, ha passato qualche minuto indimenticabile mentre io me la dormivo.

Leave a Reply

Your email address will not be published. Required fields are marked *