[HSO4−] = 4,5 M, [H3O+] = 4,5 M; [SO42−] = 1 10−2 M

Questa è una formula che rappresenta il fenomeno chimico che avviene in una batteria al piombo, come quella che sto inopinatamente utilizzando per la Pozzanghera. Non so come, ma questa formula dovrebbe garantire la produzione di corrente elettrica. Ovviamente ho fatto un copia-incolla perchè la chimica che ho imparato a scuola si è sciolta come neve al sole. Posso solo identificare un parente stretto dell’acido solforico, anche se poi in questa formula tolgono un po’ di idrogeno, aggiungono gli ioni ed a quel punto sono già in un terreno per me inesplorato.

Quella lucina che insiste debolmente per qualche ora è frutto della produzione di corrente che avviene naturalmente all’interno di una batteria e che si accumula durante le ore diurne. Ma secondo Wikipedia durerà ancora per pochi giorni, perchè dopo qualche tempo di batteria completamente scarica, la stessa è da buttare e non si recupera. Dovrei mettere una pala eolica che muove una dinamo che ricarica la batteria. Però ci sono giorni interi di calma assoluta, specialmente durante fasi nebbiose invernali. Dunque al lato pratico presso la Pozzanghera per lunghi periodi c’è poco vento, c’è poco sole, insomma non ho speranze. Mi sa che se resto dell’idea scema di avere una inutile luce sul moletto, dovrò attaccarmi alla griglia nazionale.

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Molto male.

La luce della lampadina si è lentamente spenta. O per essere più precisi, è tornata ad essere un lumino da cimitero. Molto probabilmente ho calcolato non male, ma malissimo l’energia che la batteria aveva a disposizione per tenere accesa la mia lampadina da 12 watt. Un sito web che calcola queste cose mi indica che, malcontate, sono circa dieci le ore che posso aspettarmi. Avrei dovuto pensarci prima, altro che sei mesi. Il difetto nella progettazione è evidente come è palese la mia totale incompetenza in materia di elettricità.

Non mi è chiaro il meccanismo con cui invece di spegnersi completamente, resta appunto acceso il cero votivo; se la batteria si scarica, lo fa del tutto e non rimane un barlume di elettricità. Mi sfugge, come un gas raro, qualche elemento chiave nella faccenda, ma mi sembra indiscutibile l’inadequatezza del sistema.

Cosa fare ora? Escludo di acquistare la batteria di un camion o quella di un fork-lift, quest’ultima pesa circa cinquecento chili. La batteria che ho acquistato può essere però ricaricata ed usata come fermaporta, come sopramobile, come schiaccianoci. Potrei regalarla per Natale a Miriam, magari l’apprezza per darmela in testa.

Vendono kit formati da pannelli solari collegati ad una batteria che si carica durante il giorno ed eroga corrente durante la notte. Ce ne sono di economici e €50 e di professionali a €1.000. Potrei provare quello economico, ma nei mesi invernali la Pozzanghera prende poco sole e rischio di ricadere nel problema iniziale. Invece di ordinare su Amazon al buio, posso provare da un elettricista vicino al mio ufficio e sentire cosa mi dice. Ma che cazzo, è una lampadina da 12 watt, mica il Luna Park di Ponte Parodi.

Come alternativa, devo attaccarmi alla più vicina fonte di corrente, usare un trasformatore ed interrare un cavo che porti 12 volt fino al palo. Ci sono problemi logistici e pratici non insormontabili, il terreno è soffice e lo sforzo richiesto per lo scavo non sembra eccessivo, ho bisogno di qualche metro di guaina, il cavo elettrico, il trasformatore, una vanga, la sonda per tirare il cavo.

Mi consolo con questa sequenza di belle immagini dell’alba nel fresco mattutino (-1°). Nella prima si vede anche il cero votivo acceso, Santa Pozzanghera.

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Meglio.

L’intervento sui collegamenti elettrici ha avuto buon esito. Questa volta ho usato calma e gesso, ho perso sensibilità alle dita diverse volte ma adesso la lampadina emette la luce per la quale è stata costruita in Cina. Xi-Ping è felice.

Nel frattempo, ecco una pianta di ninfee in formato invernale.

Questo è il lavoro finito visto da nord ovest. Il fissaggio della lampada sarebbe per un muro, non un cazzo di palo, basta sfiorarla che si muove ma credo che a meno non venga un uragano, dovrebbe resistere. Da qui sembra un lavoro decente.

Questo invece lo stesso ma visto dalla parte opposta. Si vede il crepuscolare con un supporto in ferro che ha già iniziato ad arrugginire, lo scatolotto non è per esterni ma sopra c’è del nastro adesivo che dovrebbe garantire impermeabilità almeno per dodici ore.

E’ ancora abbastanza un lavoro di mediocre fattezza. Considerando che il voltaggio è basso, non credo succederà qualcosa di grave se entrerà acqua nei contatti, che però adesso sono fatti usando cappellotti, come li ha chiamati l’elettricista.

Sono moderatamente soddisfatto, ma in futuro ci sarà un incremento della solidità e professionalità dell’installazione. Penso cambierò la lampadina mettendone una più piccola in modo che dalla webcam si veda solo la luce e NON la lampadina.

Adesso resta da capire quando la batteria sarà scarica. I watt sono pochi ma non so cosa aspettarmi. Se durasse per qualche mese sarebbe un successone, la batteria è ricaricabile. Magari on line trovo il calcolo; dati i valori di volt, ampere, watt, salcazzo, la lampadina rimarrà accesa per X ore, pari a Y giorni sulla base di N ore di accensione giornaliera media.

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Un altro sogno del belino.

Tra le notizie positive, non ci sono stati incendi dalla Pozzanghera e la lampadina ha diffuso il suo fioco bagliore durante tutta la notte senza inconvenienti. Devo però sistemare i fili elettrici come si deve.

Dopo una accurata pulizia della cucitura, ho realizzato che i punti non erano cinque ma forse sei. Credo che domani me li tolgano, oppure me li tolgo io tirandoli con la pinzetta che Miriam usa per strapparsi le sopraciglia e tagliandoli con le forbicine con le quali si taglia le unghie dei piedi. Non prima di aver disinfettato per bene gli strumenti, specialmente le forbicine.

Tradizionale immagine dei monti dietro Voltri con il caigo. Genova è bella, noi genovesi tendenzialmente siamo delle sonore teste di cazzo, ma non si può avere tutto.

E veniamo alla parte onirica. Quando il primo mostriciattolo muore nel film “Alien”, viene incisa una sua zampa per vedere com’era fatto. Dal taglio esce una sostanza micidiale che fora il pavimento e passa nel piano sottostante, fora anche questo pavimento a prima di fermarsi ne trapassa altri due.

Il sogno di questa passata notte non ha comportato traumi e contusioni, non aveva nulla di drammatico e tantomeno di alieno, ma a modo suo è stato micidiale. Ho sognato che ero in un ristorante orribile, andavo in bagno a fare la pipì. Mi sono svegliato in un lago di liquido seminale inodore, incolore ma colloso tanto che ho dovuto fare una doccia alle tre del mattino. E stimo di averne prodotto un centinaio di litri. La sostanza ha forato il materasso, forato i pavimenti dei due piani sottostanti e si è fermata in cantina.

Sono andato a cercare informazioni sull’accaduto, avevo dei sospetti ed infatti ho trovato quanto segue.

Negli adulti, la presenza di eiaculazioni durante il sonno (…) sono da considerarsi come una risposta dell’organismo ad un lungo periodo di astinenza sessuale, in assenza di eiaculazione.

Non sono coordinato. Pensavo di aver messo una pietra sopra alla faccenda, complice una risposta dinamica dei miei corpi cavernosi davvero residuale. Ma, se non ho capito male, la mia prostata evidentemente funziona ancora, o si è rimessa a funzionare, non so e non lo voglio sapere.

Comunque dev’essere il regalo di Natale 2024, combinato con i punti sul sopraciglio ed un dolore al gomito che devo farmi vedere perchè ormai sollevo il braccio a fatica. Ed essendo il braccio con il quale mi facevo le seghe, ecco che il cerchio in qualche modo si chiude.

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Non buona la prima.

Oggi ho perso del tempo come un vero pensionato, sono andato a Basaluzzo per installare il nuovo sistema di luce notturna. Voglio una luce stabile che di notte illumini il moletto, e non intendo rinunciare al progetto dopo l’insuccesso della luce ad energia solare.

Ecco dunque la nuova lampada con il suo interruttore crepuscolare e sotto la scatola di legno all’interno della quale c’è un contenitore di plastica abbastanza impermeabile e dentro una batteria da moto.

Mio fratello ed i suoi amici di università che venivano a casa nostra a studiare mi chiamavano “Filini” dal personaggio dei film di Fantozzi. Filini organizzava sempre tutto e spesso in modo maldestro. Questa installazione è abbastanza maldestra, avrebbe bisogno di alcune migliorie per la parte che riguarda i fili elettrici. Anche sulla scatola della batteria avrei potuto fare meglio, ma la provvisorietà dell’installazione era dovuta al sospetto che qualcosa non avrebbe funzionato.

Ed infatti qualcosa non funziona; avevo provato in cucina a fare tutti i collegamenti elettrici come da istruzioni reperite on line, la luce della lampadina era brillante.

Durante il montaggio in situ ho pasticciato con i fili elettrici, complice la fretta di finire il lavoro prima di andare in ipotermia, i gradi erano 2. Non sono riuscito a seguire bene le polarità ed i colori dei fili. Risultato, la luce è quasi impercettibile, fioca come una lampada votiva, fa un po’ lumino di cimitero.

Dunque devo tornare su a Basaluzzo e questa volta sistemare per bene i fili.

Nel frattempo, forse le polarità errate dei collegamenti stanno mandando in ebollizione la batteria che questa notte esploderà. Farà una bella luce ma solo per il tempo necessario a bruciare il molo, il palo e tutto il suo contenuto.

Oppure semplicemente la batteria andrà in corto circuito e divenerà esausta prima che il gallo canti domattina. Si bruceranno l’interruttore e la lampadina. La batteria si spezza e l’acido colerà nella Pozzanghera azzerando ogni forma di vita per decenni.

Nota di colore. Percorrendo il tratto autostradale Bolzaneto-Giovi ci sono dei lunghi tratti ad una corsia. Mi sono trovato dietro ad un camion frigorifero dalle cui porte chiuse fuoriusciva un torrente di acqua. L’acqua schizzava e si polverizzava in una nebbia che ha ricoperto la mia autovettura. Poco male, a parte l’odore. Quando me ne sono accorto ho preso le distanze dal mezzo, ma intanto dentro l’abitacolo sembrava di essere al mercato del pesce.

Ho dovuto fa lavare l’auto e far irrorare l’abitacolo di quei prodotti nefitici che sanno di bagnoschiuma da caserma all’ennesima potenza.

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Didattica a distanza.

La webcam ha ripreso una formazione nuvolosa lontana, oltre l’orizzonte.

Ad una più accurata analisi visiva, si vede una bella formazione comuliforme con il proprio incus. Insomma è un temporale.

A duecento km di distanza in direzione sud-ovest il radar + satellite vede un temporale, piccolino, a metà strada tra Corsica e Costa Azzurra. E’ lui, bianco azzurrino nella foto satellitare si vede anche l’incus. Al suolo il vento è una sorta di Grecale, ma in quota è un ovest secco ed infatti l’incus va nella direzione opposta al nucleo temporalesco. Ed anche oggi il mio contributo al nulla è servito.

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Dopo la bassa.

Nel catino padano oggi sole, i prossimi giorni probabilmente nebbia & polveri sottili.

Una ulteriore e finale imbiancata della insistente bassa pressione con ritornante brematurata, ed ora sole in Alta Val Susa.

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La ritornante continua.

Non so davvero se ed in che misura questa bassa pressione insista più del “normale”. Ma a naso direi che dura più della media. Insomma in genere queste figure durano 24 ore, poi lentamente si allontanano verso sud, sud-est. Questa non solo si muove quasi impercettibilmente, ma va verso ovest. Non è una novità assoluta ma sicuramente è raro.

Tutto quanto detto, sostanzialmente infondato, oggi il pastore elettrico era tranciato in più punti, credo siano stati i cinghiali. Non ho visto però grandi opere di scavo, probabilmente hanno scavato in punti dove non ho controllato.

La Q5 nel suo splendore tardo autunnale. Prima o poi cercherò di capire che modello di quercia è esattamente. Ce ne sono seicento tipi diversi, pare.

L’ibrido ‘Nellie Stevens’ (Ilex aquifolium x Ilex cornuta ‘Nellie R. Stevens‘) si differenzia dall’Ilex aquifolium soprattutto per la forma delle foglie oblunghe ovate di colore verde intenso. Ideale per siepi, bordure arbustive o come esemplare isolato, presenta un’elevata tolleranza alla potatura. Per questo motivo può essere utilizzato con successo nell’arte topiaria. (descrizione copiata da Villegiardini)

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La ritornante.

Una ventina di millimetri di precipitazione, che contano i due centimetri di neve sciolti in due millimetri di acqua e poi diciotto di pioggia. Molto bene.

Questo invece è il biglietto di auguri che da oggi attacco ad ogni e-mail che mando fino a fine anno. E’ la cucitura sul mio sopraciglio più gli auguri, neutrali in due lingue, anzi in tre sebbene “Ut Cacas In Urtica” è il latino di “Vai a cagare sulle ortiche”.

Questo ultimo concetto è molto più augurante degli auguri generici perchè suggerisce una buona peristalsi, preceduta da una alimentazione bilanciata. Le ortiche rappresentano invece l’invito a fare esercizio fisico, perchè chi non lo fa rischia di urticarsi.

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Poteva mancare il tramonto?

Alta val Susa con la debole nevicata da sfondamento quasi già del tutto sciolta.

Questa foto mostra i limiti della webcam, i colori sono sfalsati.

Questa è fatta con la macchinetta fotografica. Qualche bel contrasto ma sfuocata, con un po’ di effetto “Fata Morgana” che è un nome abbastanza cretino ma è quello che credo sia in uso comunemente.

Questa, ripresa dopo la precedente, è migliore perchè si vede anche il cielo che prova a fare dei cumuli che sembrano mammatus ma in realtà potrebbero essere virghe di neve appena accennate.

La luce a pannelli solari ha una autonomia risibile, ma so cosa devo fare.

Stavo per prendere anche la batteria da 12 volt, ma sarebbe arrivata a Gennaio e credo la troverò in un negozio di elettricità. Ho acquistato due oggetti che spero siano compatibili tra di loro e compatibili con l’elegante illuminazione che ho adesso. Dovrebbe essere sufficiente sostituire la lampadina e collegare la stessa al portalampada…

Oh, cazzo...

Mi sono reso conto adesso che l’attuale portalampada non è affatto compatibile con la lampadina che ho acquistato. Meno male che c’è Amazon, ho ordinato una elegante lampada da parete per esterno antica rurale (ergo perfetta per la Pozzanghera) in ferro (o in bronzo) e persino Retro con la R maiuscola.

Dovrebbe funzionare; il sistema penso sia omogeneo e sebbene io non abbia mai capito la differenza tra volt, watt, ampere, i quattro elementi del meccanismo dovrebbero funzionare come si deve. In genere il funzionamento del crepuscolare si verifica utilizzando una calza con la quale si copre il marchingenio per vedere se chiude il circuito quando è buio. Il voltaggio è volutamente basso per evitare che, sopravissuto al comodino, non perda la vita per elettrocuzione.

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