Questo.

Oggetto che potrebbe sembrare un ramoscello o una pianta, che cazzo è invece ? Pensando fosse un rametto ho provato a prenderlo e mi è rimasta tra le dita una sostanza che sembra muco, come se fosse una lunga bava di qualche grosso animale. Oppure cose ben più peggiori. A questo, che poi a veder bene potrebbe essere un tubo, si accompagnano pare dei piccoli insetti neri, oppure larve, oppure non ne ho idea.

In questa foto sopra, l’oggetto è in un angolo sopravento della Pozzanghera dove si accumulano tutte le cose che galleggiano e dunque rendono più difficile l’dentificazione. Sono due tubi di muco che salgono dal fondo e poi si distendono in romantiche volute.

E’ questo che io pensavo fosse un rametto. Qui si vede meglio il percorso che questo oggetto compie. Presumendo che parta dal fondo, corre orizzontalmente poi si impenna verso la superficie e si abbandona alla tenue corrente.

Particolare. Sembra ad una prima, sommaria e sicuramente azzardata analisi, un tubicino di qualche specie di materiale nasale con all’interno dei minuscoli animaletti neri.

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Anche oggi sole.

E parecchio vento. Spero le radici dell’erba abbiano assorbito in fretta quei sette millimetri caduti ieri, perchè oggi questo stau vivace da Nord seccherà la terra inesorabilmente. Prossima pioggia ? Boh.

Mare dei Caraibi dopo la mareggiata. Perchè le onde tirano su chissà quale sabbietta che giace sul fondo quando il mare è calmo.

Questo è un primo set di materiale che dovrebbe servire per un nuovo sistema di EVAF (Esternazione Via Ampia Finestra) Vedremo.

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In attesa della pioggia.

Che non arriva. La pompa del pozzo si è fulminata e nel pozzo c’è qualche metro di acqua. Meglio del solito dito sabbioso nel posto più doloroso, ma alla fine potrebbe rivelarsi il minore dei mali (mi riferisco al dito).

Conforto da questa immagine dove non si vedono i prati senza neve. Si vede lo Chaberton, innevato anche sul versamte italiano. Anche li un po’ di neve riesce a svalicare quando arriva dalla Francia, dunque sembra normale.

In realtà un po’ di acquerugiola mista a sale da mareggiata sta cadendo in questa ultima ora, il radar non la vede, forse è solo acqua di mare.

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Esistenziale.

“La nebbia agli irti colli, piovviginando sale, mi si bagnano le bale”. Questa è la prima cosa che mi viene in mente le rare volte che a Genova viene questa nebbia che qualcuno chiama caligo dal latino “cenere”. O qualcosa del genere. Dovrei cercare le foto delle webcam del Righi che in almeno due occasioni immortalarono questo raro evento. Dall’alto era davvero uno strano spettacolo.

Una festa di compleanno di un caro cugino che compie settant’anni si è rivelata una ghiotta occasione per mostrare quanto sono immaturo. Infatti mentre gli altri invitati ridevano spontaneamente mostrando il loro “inner child”, io restavo serio percependo il ridicolo che mi permeava ma senza inconsciamente accettare che il più bambino, inconcludente ed incompleto anziano ero proprio io. Complicato.

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Almeno le api.

Lo scorso anno avevo appeso al muro due “casette per api”. Non le api da miele bensì delle api solitarie o selvatiche che non vivono in alveari da centinaia di individui ma conducono una vita più riservata, non producono miele ma sono delle straordinarie impollinatrici. Mi ero fatto convincere che offrire un riparo a questi animaletti è cosa buona e giusta, aiuta la natura eccetera. Però non avevano avuto un grande successo, allora avevo pensato di togliere queste casette odiose ed inutili e bruciarle nel camino e/o passarci sopra con il trattore più volte.

Invece quest’anno le casette sembrano riscuotere un discreto successo, ho contato una decina di api tutte insieme. E’ questa forse l’unica nota positiva nel mezzo di quella che è ormai una siccità perdurante.

Infatti e forse non a caso il pozzo dall’ultima verifica eseguita l’11 Febbraio ad oggi ha dato zero acqua. Probabilmente il livello dell’acqua all’interno della falda non arriva al sensore superiore e dunque la pompa non si accende. Devo approfondire ma nel frattempo vaffanculo, vaffanculo & vaffanculo.

Di fronte ai problemi climatici, sarei tentato di rifugiarmi nell’alcool o nelle sostanze psicotrope in senso generale.

Invece leggo di astronomia, e pur capendoci all’incirca un po’ meno di un picocazzo, l’argomento mi affascina. Questi disegni che vagamente ricordano due preservativi sono invece la rappresentazione della nascita e sviluppo dell’universo. Sto leggendo un libro, la descrizione dei primi istanti di esistenza dopo il Big Bang mi ha confuso. In 10 alla meno 30 secondi l’universo ha raggiunto più o meno le dimensioni attuali. Ossia

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Poi c’è stato un periodo durato circa 380.000 anni durante i quali non è successo praticamente un cazzo e poi sono iniziate le basi per la formazione di stelle e derivati. Io leggo di sera per addormentarmi, ma questa nozione mi ha stordito e ci ho messo un po’ per prendere sonno. Il COVID mi ha conciato proprio bene.

Mi sembra proprio che il numero di persone frustrate, rabbiose e provocatrici che scrivono sui social networks stia aumentando. In un gruppo che segue una vecchia rivista di fumetti americana, hanno pubblicato una vignetta che a me sembrava inoffensiva. Ed invece è scoppiato un putiferio di commenti tra liberali e repubblicani. Ho chiesto spiegazioni e questo tizio mi ha insultato. Non so perchè gli sia girato il berettino, leggendo un suo commento appena dopo, sembrerebbe che costui sia molto arrabbiato e che nutra un forte risentimento verso gli Americani. In genere rispondo con una citazione a caso dei Monty Phyton, sia in inglese che tradotta in italiano, questo genera un po’ di incertezza nella controparte e la cosa in genere finisce li. A questo invece ho risposto ringraziandolo e poi mandandolo a cagare. Se seguirà qualche altro carteggio, ne darò conto.

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Ora è scirocco.

Oggi il vento è girato un po’, da Libeccio a Scirocco. E’ una informazione assolutamente inutile come tutto questo blog e comunque questo paragrafo serve solo a fare da cappello ad una serie di foto modeste che ho scattato, tutte molto simili tra loro.

Quando ero adolescente, lo scirocco era il preciso annuncio di una perturbazione atlantica. Oggi è il preciso annuncio di una bella sega, ma questo è il clima del 2023, se vi pare.

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Il Libeccio.

Come effetto collaterale di una onda depressionaria formato microcazzo, arriva un po’ di Libeccio e qualche piovasco sulla riviera di ponente.

Mentre ero sul motorino per venire a casa c’erano dei magnifici colori, immediatamente spentisi quando sono arrivato a tiro per far due foto.

Questo è quanto di meglio sono riuscito a fare. L’onda più grossa è arrivata nel momento esatto in cui stavo rispondendo al telefono a Miriam che, allarmatissima, aveva notato che ero stato a casa ed ero dunque uscito. Ha pensato agli scenari più terribili, ad esempio sono stato rapito dagli alieni oppure ho avuto un malore ed ho chiamato una ambulanza, mi sto intrattenendo con una vicina in un rapporto extraconiugale, sono fuggito in Brasile.

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Il nuovo clima del Nordovest.

Ed ora un po’ di didattica-fai-ta-te, abbastanza inventata che giunge a conclusioni probabilmente sbagliate.

E’ sempre accaduto. Ci sono quegli anni in cui chi abita in Val Susa vede nevicare oltre Monginevro per ore e giorni ed a Cesana è bello secco. Alcuni anni di più, alcuni anni di meno ma non è una configurazione così strana.

Questa mappa dei potenziali geotermici mostra bene la situazione. Le basse pressioni a nord, l’alta pressione africana a sud, in mezzo uno scorrimento lineare che provoca fenomeni limitati nelle aree dove si addossano le nuvole, ossia sottovento.

Il radar mostra quello che si vede bene nella foto, precipitazioni non estese appena oltre lo spartiacque tra Francia e Italia. Nulla di straordinario.

Quello che però sta capitando con sistematica ripetitività, è che questa conformazione è sempre più frequente, sia d’estate che d’inverno ed anche in periodi di tempeste equinoziali. Perchè qualche decade fa, l’alta africana era ben più a sud di come è oggi. Per le correnti zonali era ben più facile trovare la strada libera per fare affondi sul Mediterraneo, complice la bassa pressione islandese. E’ così che piove sul Nord Italia.

Invece ecco ciò che accade quando la pressione scende sul Mediterraneo, si forma una saccatura con un centro proprio sul Mar Ligure. Pioggia e neve in abbondanza sul Nordovest.

Questa però è la previsione matematica a 168 ore. Ormai sono anni che queste previsioni vengono annullate con il trascorrere delle ore. Vuoi che l’alta africana sia sottostimata e torna ad espandersi, vuoi che la spinta delle basse pressioni verso sud siano sovrastimate e si ritirano più a nord, ecco che quella graziosa saccatura blu scompare, si ritira oltre le Alpi, si sposta verso Est. E la Pozzanghera Fangosa resta a secco. In conclusione; so già come va a finire, fanculo.

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Con filtro.

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Rientro con il merdone africano.

Siamo nella prima decade di Marzo ed ecco che compare già l’anticiclone africano. I suoi effetti come temperature potrebbero non essere notevoli in questa stagione, ma rappresenta un blocco totale ed invalicabile per le correnti atlantiche, se inizia a farsi vedere prima ancora che inizi la primavera, che cazzo ci aspetta questa estate ?

Quando leggevo i libri di Edmondo Bernacca, questo bastardo rosso fuoco non era neppure preso in considerazione, non faceva parte del quadro sinottico europeo, se ne stava a latitudini tali che neppure si intravvedeva nelle carte.

Quei due occhi azzurri blu, il primo da occidente al largo della Scozia ed il secondo verso Est tra la Polonia e la Lituania, (che rappresentano moti ascendenti delle masse d’aria, ergo pioggia) dovrebbero essere rispettivamente sul Nord della Spagna ed il secondo tra Romania e Moldavia, quaranta anni fa era li che sfilavano da Novembre ad Aprile inoltrato. Il clima si è spostato verso nord di non meno di quindici gradi di latitudine, ce li siamo fumati, persi, giocati. Per sempre ? E chi lo sa, ma gli amanti del caldo e del solleone saranno contenti. Fino a quando i rubinetti saranno asciutti e dovremo fare le code dalle autobotti.

Oh, non accade tutto di un colpo, non ci saranno le trombe del giudizio, nessun evento catastrofico improvviso. Ma qui nel nord ovest soprattutto, ci stiamo lentamente asciugando, seccando, inaridendo, anno dopo anno. Oh, non tutto insieme, ma a macchie sempre più estese, sempre più perduranti, oggi un comune, domani un altro e così senza tregua.

Quando da bambino andavo a sciare da queste parti, proprio verso i primi di Marzo, con gli sci era normale scendere su tutti quei pendii che adesso sono di erba secca.

Prenderei le irriducibili teste di cazzo che sostengono che il clima va a cicli e che l’uomo non può cambiarlo, farei indossare loro gli sci e poi li costringerei a scendere fino a fondovalle, dove c’è l’ultima neve che sopravvive solo perchè per buona parte del giorno è ancora in ombra.

Ho scritto tutto questo con la speranza di venir smentito da una primavera piovosa ed una estate ventilata. Perchè nessuno sa come farà il tempo trascorsi cinque giorni.

Che ne sarà della Pozzanghera ? Se il regime delle piogge dovesse confermarsi in declino, prima o poi sarà inevitabile cessare le saltuarie forniture di acqua, il pozzo non basta e dunque verrebbe destinato ad alimentare le piante. Insomma, la Pozzanghera con la “p” maiuscola si asciugherebbe. Si formerebbe una pozzanghera con la “p” minuscola in occasione di periodi piovosi che forse coprirebbe giusto il fondo, per qualche settimana al massimo.

Dalla parte opposta alla Pozzanghera, Venere e, poco sotto, Giove allineati sotto la “s” di Basaluzzo. Cosmico. La Luna illumina la sera basaluzzese.

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