La neve serve.

Questa non sarà una grande nevicata, ma una trentina di centimetri potrebbe farli. Ed è subito una magia, inarrivabile da altri fenomeni meteorologici.

Grange Sises, frazione di Sauze di Cesana, alta Valle Susa, Torino.

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La pioggia serve.

Basaluzzo, 7 Marzo 2024. Ho acceso il pozzo per vedere come buttava. In 40 minuti ha pescato 1.391 litri di acqua, poi ho spento perché non si fermava. Il che sembra dire che la falda abbia abbastanza pressione da non consentire alla pompa di svuotare il pozzo. 37 litri/ora dipendono dalla potenza della pompa, che so essere il minimo indispensabile per alzare l’acqua di 50 metri. Sono soddisfatto, non so quanto possa pescare in 24 ore, ma le pompate dei tempi migliori duravano venti minuti per poi interrompersi in attesa che il livello arrivasse alla sonda superiore.

Il pozzo che da acqua, la Pozzanghera che tracima. Non sono cose scontate ed il pensiero va subito alla prossima estate, ma per il momento provo un piacere che neppure la Raclette riesce a darmi.

Ho anche fotografato il tubo che conduce l’acqua nella roggia del campo confinante e da li fino a Lemme. Poi ho reso la foto utile come augurio per l’8 Maggio, messa su social(s).

Intanto la Pozzanghera ospita Gastone, che immagino venga per la bellezza del luogo più che per i pesci. La foto è stata gentilmente fornita dal Signor Budoro da Genova, che ha commentato “Come Govi a Banchi – ero li che mi prendevo i miei raggi… – “

Stamattina la temperatura sfiorava lo zero, c’era il sole in attesa del peggioramento previsto.

Mentre sulle Alpi Cozie la perturbazione è già arrivata e la neve che cade mi distrae ancor più della focaccia col formaggio.

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La porta dell’Atlantico è spalancata.

Come non accadeva da anni. Anche per i prossimi giorni è prevista una sequenza di perturbazioni, una dopo l’altra. A parte prendermi le bagnate in motorino andando in ufficio, tutto il resto è una meraviglia.

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Il temporale di fine estate.

Grandigeno quanto basta, autorigenerante quanto basta, elettrificato quanto basta. E, visto che siamo nella prima decade di Marzo, sopra i 900 metri è neve.

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Il Nevone è arrivato.

Non ci sono stati morti, distruzioni e devastazioni. Disagi; un po’, come succede se nevica tanto.

E naturalmente sui social networks si sono scatenati coloro che ritengono che questa nevicata sia la prova definitiva che il clima è sempre se stesso, al limite ci possono essere cicli che durano qualche anno, ma poi tutto torna normale.

Questa foto scattata a Grange Sises non è mia. Credo che sia stata pubblicata su un gruppo di WhatsApp al quale partecipo ed io l’ho scaricata sul computer. In teoria dovrei sapere di chi è, ma se cerco sul telefono non trovo più la foto.

Tramonto invernale, siamo nella primavera meteorologica ma meglio tardi che mai.

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In attesa del “nevone”

La selezione di Google News sul telefono di Miriam prevede soprattutto notizie rese ansiogene da un linguaggio da B-movie catastrofico americano.

“La più importante nevicata da vent’anni”, “allerta rossa sulle Alpi” (in realtà l’allerta diramata dall’ARPA è di livello giallo). “Accumuli spaventosi” e così via. Per fare due nomi, 3B meteo e Meteogiugliacci una volta erano siti web di informazioni ed usavano modalità serie e moderate. Ma anche loro hanno iniziato ad usare aggettivi da tregenda e toni da fine del mondo, mi sembra chiaro che sempre meno gente legge i loro siti a favore di quelli catastrofici, perchè la qualità della “gente” sta precipitando a valori pre cro-magnon.

Si, le mappe mostrano l’arrivo di una intensa perturbazione atlantica, ci saranno slavine, qualche strada interrotta, qualche disagio. Ma succede dai tempi di Guthemberg ed allora nessuno se ne veniva fuori a rompere i coglioni con proclami “moriremo tutti”.

Se poi mentre rientriamo su Genova veniamo travolti da una gigantesca slavina che ci trascina nel fiume e moriamo tra le lamiere contorte, imparerò ad essere meno polemico contro gli urlatori di internet.

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Troppa Grazia.

Questo modello vede tanta, ma tanta neve in Val Susa ma anche qualche fiocco a Basaluzzo e qualcosa anche in certe aree a Genova. Tra i vari modelli questo è l’unico che vede la neve così in basso, gli altri vedono neve dalle parti di Santo Stefano d’Aveto e sulle Marittime ma nulla a quote più basse. L’inverno arriva a Marzo, moriremo tutti e la NATO vuole la guerra mondiale, oltre alle scie chimiche e la Terra piatta.

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Altri 35 mm.

La Pozzanghera ormai tracima da diversi giorni, il terreno è bello impregnato di acqua, per qualche mese possiamo vivere di rendita. Tra 36 ore dovrebbe arrivare una nuova perturbazione atlantica, alcuni previsori sono spiazzati e annunciano cataclismi in Piemonte. Poi ci sono quelli che usano parole meno roboanti e dicono che pioverà intensamente, ma i loro articoli vengono letti poco. I vincitori nella classifica dei click sono quelli che scrivono “… domenica 3 sarà una data da ricordare, un ciclone di forza tragica si fionda sul Tirreno”.

Eh no, contro il logorio dei coglioni moderni bisogna fare uno slalom tra i trinariciuti, i complottisti, gli urlatori ed i venditori di fumo corrosivo.

Dopo una ventina di ore di pioggia continua, scende la nebbia sulle ridenti colline.

I semi acquistati in Cina e messi in terra sulla collinetta sperimentale sono di “koelreuteria bipinnata”. Su Wikipedia italiana c’è una scarna descrizione, su quella inglese invece c’è qualcosa di più dettagliato:

They tolerate nutritionally poor soil including: clay, sand, well drained alkaline loam; they require full sun but not a lot of watering. They tolerate wind, air pollution, aerosol salt (spray), heat, and drought

Da quando ho messo i semi nei vasetti con la terra buona, non ha quasi mai smesso di piovere. Forse marciranno, e se così fosse sarebbe un evento strabordante di ironia.

Si, ne ho messa una pressoché identica pochi giorni fa. A parte l’aspetto singolare, forse però dovrei mettere un riparo sulla webcam perché la lente non dovrebbe essere influenzata dalle condizioni meteorologiche.

Stessa foto taroccata pesantemente con un semplice ma efficacie programma di foto-ritocco.

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Fango; il film.

Le copiose piogge dei giorni scorsi hanno provocato quel versamento di fango. Ecco il GIF animato. Per la prima volta – se non ricordo male – da quando esiste la Pozzanghera, ho trovato un pesciolino morto che galleggiava a pancia in su. Si tratta di un esemplare del Lemme, non mi ricordo che marca e modello, era quello con la macchietta sul lato. Circa tre centimetri di lunghezza. Ignote le cause del decesso. Sarà meglio tenere la situazione sotto controllo, adesso le epidemie sono di moda, molto trendy.

C’è anche la versione full size del GIF. Qui non posso caricarlo perchè eccedere la massa lorda trasportata consentita. Il link è questo: Gif ENORME

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Aggiornamento da Basaluzzo.

Giornata dedicata a verificare la situazione dopo la pioggia. Il pluviometro era più che pieno. Il terreno è fradicio di acqua. Camminare nel prato allagato è una sensazione meravigliosa. Ho messo a dimora in terra tre alberelli alti circa un metro, sono bagolari. Fanno parte di un exchange scheme con un mio vicino. Ci scambiamo alberelli contro semi. Condividiamo informazioni su come rovinare il paesaggio con scavi e pozzanghere artificiali, come piantare alberi con poche probabilità di sopravvivenza e mettere semi di piante tropicali che neppure germoglieranno. Lui ha anche animali da pascolo geneticamente modificati, sono molto invidioso.

Le due buste contenenti semi di Flame Tree contenevano due serie di semi non proprio uguali. Ho stabilito, arbitrariamente, che quelli dell’albero sono i più grandi, mentre ho sparpagliato in giro sulla collinetta – laboratorio quelli piccoli, non ho particolari aspettative.

Il metodo per mettere i semi a dimora è frutto della mia immaginazione, fa parte di una patologia maniacale che sottende alla perfezione della pratica, ma non ha nessun fondamento o riferimento in letteratura. Metto un fondo di terriccio da prato in un vasetto biodegradabile, sopra ripongo il seme e poi completo il riempimento del vasetto rigorosamente bio con altro terriccio. Leggera compressione con il pollice.

Pratico poscia un foro nel terreno, inserisco il vasetto e poi ricopro tutto con abbondante terriccio. Cercherò informazioni sul tipo di albero per determinare una eventuale percentuale di successo. Ne ho messi dodici al netto dei tre oggetto di scambio con i bagolari del vicino.

Concludo l’esposizione con una foto di Sauze di Cesana. E’ difficile stabilire quanta ne è venuta studiando il tetto, ma da voci e fotografie reperite on line, stiamo parlando di almeno 50 cm, tendenti al metro un po’ più in quota.

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