Non voglio neppure pensare ad un gelata tardiva il 18 di Aprile. Qui mostra che la notte tra giovedì e venerdì la minima scenderebbe a +4° circa, che non è zero, ma è molto vicina allo zero e quando arrivano queste irruzioni di aria dal nord, qualche sovrastima ci può essere.
Piccola cronaca di un evento banale e del tutto insignificante. Venerdì pomeriggio, imbocco la sopraelevata alle 17 per dirigermi a Basaluzzo. Appena si entra nello svincolo leggo che la A7 è bloccata per un incidente e per andare a Milano bisogna prendere la A26. Sulla A26, segnalati cinque km di coda per lavori. Dopo il primo km decido con mossa acuta di uscire dall’autostrada a Masone. Sulla statale direzione Ovada ci sono due cantieri stradali con semaforo e percorrenza alternata. Code, anche perché ci sono altri automobilisti intelligenti come me che sono usciti dall’autostrada. La statale viene attraversa tre volte dalla ferrovia, linee minori, che va da Ovada verso Mele. Il primo passaggio a livello va bene. Arrivo dal secondo che ha appena chiuso le sbarre. Passano i quarti d’ora e nessun treno passa. Dopo una attesa lunghetta, un camionista fermo poco dietro viene a piedi fino alle sbarre e ci informa che un altro camion ha divelto le sbarre del terzo passaggio a livello, la strada è bloccata. Siamo arrivati a casa a Basaluzzo esattamente alle sette e mezza. Mi sembra sia il mio record di durata, una prestazione invidiabile.
Io ero tranquillo, andavo per il finesettimana in villeggiature e non avevo alcuna fretta o impegno. Ma il camionista dietro di me aveva i minuti contati per arrivare a destinazione prima che lo stabilimento chiudesse, non ultimo senza rischiare di essere beccato ad un controllo avendo passato alla guida più del consentito. Anche lui però non era agitato. Direi che era rassegnato a fare un lavoro che negli ultimi anni per chi attraversa gli appennini liguri è diventato un punto interrogativo.
Sono arrivati i minuscoli semi della Kochia scoparia Trichophylla. Un nome, un programma. Ho provato a calcolare quanto pesa un singolo seme ma mi sono perso nei decimali. Se li mettessi direttamente in terra dovrei comunque tenerli irrigati. Con una germinazione del 50% e la presenza di erbe da campo super invadenti sarebbe un problema identificare le piantine nuove. Insomma non posso metterli nella Collinetta Sperimentale ma dovrei acquistare 1.100 vasetti per seminarli tutti, o un vaso enorme per metterli tutti insieme. Per poi scoprire che in realtà il clima di Basaluzzo non permette a queste piante di vivere serenamente, alla prima botta di caldo secca tutto. O al primo gelo il prossimo inverno. Non sono portato per queste cose.
Mi rivolgo nuovamente a tutti i possessori di scooter che la mattina, andando al lavoro, guidano come se fossero inseguiti da un Velociraptor o come se la loro vita dipendesse dall’arrivare prima di tutti:
Questa della Alta Val Susa potrebbe essere l’ultima neve di questa primavera 2024. Il film il cui titolo ricalca la circostanza fu uno di quei melodrammi in cui un bambino muore di cancro ed il papà che lo trascurava si rende conto del suo errore.
Una cagata di dimensioni epiche, un filmaccio strappalacrime caratterizzato, tra l’altro, dalla recitazione penosa ed una sceneggiatura da sorpresa nell’uovo di Pasqua.
Mia moglie era stata trascinata dalle suore quand’era bambina a vedere questa troiata e se la ricorda ancora adesso come un incubo. Io ho rimosso questa ed altre pellicole del genere che mia madre mi portava a vedere al cinema dei preti. Amen.
Ho ricevuto una soffiata sulla bellezza di queste piante. Pare resistano al clima secco, tutte le altre caratteristiche invece sembrerebbero difficilmente compatibili con il clima basaluzzese, ma tant’è ho acquistato alcuni semi, a maggio proverò a piantarli in vasetti e poi vediamo se nasce qualcosa. Ciascun seme costa €0,0031818181818. Ho fatto un affare.
La polvere del deserto africano ogni tanto arriva a fertilizzare le nostre colline. Perchè c’è chi dice che contengono fosfori ed altri minerali utili che arricchiscono la terra. Miriam si sofferma sul fatto che deve pulire i vetri di casa, con grave disagio & perdita di tempo.
C’è invece chi dice di aver fatto analizzare la polvere ed aver scoperto che contiene metalli pesanti, sostanze velenose ed altre misteriose, prova evidente che non si tratta di polvere sollevata dal vento ma di una inseminazione fatta con gli aerei, ciò porta malattie e problemi di salute, il tutto nel contesto di un complotto internazionale dove c’entra anche la NATO.
Qualche anno fa ero entrato in una di queste pagine su Facebook ed avevo commentato con dettagli sul complotto talmente assurdi che mi sarei aspettato risposte piccate di chi si sarebbe sentito preso per il culo. Ed invece i commenti erano “si, hai ragione l’ho sentito dire anch’io”.
Per quanta ironia surreale posso usare, c’è sempre chi mi prende sul serio. Devo smetterla perchè non serve a nulla, alla fine passo anche per un deficiente tra quelli che credono che io faccia sul serio.
Ho una carta prepagata ricaricabile Postepay. Ci pago Netflix, le spese on line, gli spacciatoori di droga e le mignotte. Se provo a fare una ricarica dal mio conto segreto alle Bermuda, mi dice che l’IBAN è sbagliato. Allora devo andare in posta per ricaricarla in contanti, ma se arrivo con il solito milione di euro in contanti fanno delle storie. Tutto quanto premesso, ho chattato con Alessandra del servizio clienti. Dal suo lato, tutto è corretto e non resta che attribuire il problema alla mia banca, o al fatto che io scrivo male l’IBAN quando metto in anagrafe la mia carta. Dopo il mio ultimo messaggio ha staccato la comunicazione. Stavo per scrivere che avrei usato il cazzo, ma poi mi sono trattenuto. Eppure si dev’essere offesa comunque. Permalosa.
Tutto grasso che cola, fieno in cascina, legna in legnaia, interessi attivi.
In questa foto si vedono due Tigli Tomentosa o Tiglio Argentato. Quello a destra, di cui si vedono solo le fronde verdi chiare, è a dimora in quel punto dal 2017, ossia da sette anni. Quello a sinistra in primo piano è a dimora da questo autunno. Sono alberi più o meno di età simile, anche la grandezza, ossia il diametro del tronco, sono simili.
E vengono dallo stesso vivaio, quantomeno nell’ultimo periodo della loro crescita, sono entrambi vissuti a pochi chilometri di distanza dalla Pozzanghera.
Eppure quello a destra ha tutte le foglie già aperte, quello di sinistra ha le gemme e solo qualche prima fogliolina si sta aprendo. Perchè questa enorme differenza ? Quello a sinistra soffre del trauma da espianto e reimpianto ? Era in zolla, ed ha piovuto tanto nelle ultime settimane. Prendono la stessa quantità di luce e di sole. L’unica diferenza che penso possa giustificare il ritardo dell’albero nuovo è il suo impianto radicale che sicuramente è inferiore a quello dell’albero già a dimora da sette anni.
Ma non sono convintissimo. Se cerco su Internet perdo del tempo. Per prima cosa trovo indicazioni vaghe, banali e non attinenti alla domanda precisa. Se vado su qualche forum di alberi devo iscrivermi – e vabbè – poi pongo la domanda ed in genere le risposte, se arrivano, o sono confuse o colme di sufficienza, tipo “che domanda cretina” e magari innesco una lite tra gli iscritti. Hanno opinioni diverse e dopo i primi scambi di risposte iniziano ad insultarsi del tipo “tua moglie è una zoccola e tu sei un perdente” o il classico “non capisci un cazzo vai a farti fottere”. Mi è già successo, so di cosa parlo. Proverò a chiedere al vivaista.
L’equivalente di una nuvola, anzi una nuvoletta nemmeno troppo densa che è transitata davanti al sole. Probabilmente era divertente guardarla con gli occhiali, ma le webcam non hanno visto nulla a parte un po’ di persone ferme agli incroci. Sarà stata come quella che abbiamo visto nell’estate del 2017.
“State police are expecting backups all along the [New York State] Thruway and Route 81, probably from the Canadian border to far south of Syracuse. So, you know, this could end up just becoming a big parking lot up here in northern New York.”
Questo è un avviso che ho trovato sui miei riferimenti di allerte & pericoli dallo Stato di New York. L’ironia è forte in questi soggetti.
Ma è comunque più vicina alla realtà di quanto è riuscita a fare la macchina fotografica che originariamente ha prodotto questa.
Questo sotto invece credo sia un “Piro Piro Boschereccio” secondo le indicazioni preziose del Consulente Bio. Nome scientifico: Tringa glareola. Ero sulla panchina zen e gli ho scattato una foto con il cellulare. Mi sono alzato e sono andato in casa e questo non s’è mosso. Allora sono tornato con la macchina fotografica, e lui era sempre li. (O lei insomma) Gli ho scattato una serie di foto tra cui questa.
Poi sono stato colto da un repentino, breve sonno ristoratore e quando mi sono svegliato c’era anche Gastone. Che appena mi ha visto muovere una mano si è alzato in volo. Scemo.