Il momento catartico.

Quando preparo il furgone presso la Società Agricola Vivai per ospitare il nuovo albero da mettere a dimora. In realtà la storia ha un’ombra, ossia devo sostituire un acero campestre che il primo anno di vita nella sua nuova collocazione aveva preso una estesa bruciatura alla corteccia e per i tre anni successivi ha tirato a campare, fino allo scorso autunno quando ha perso le foglie in modo anomalo, cioè è morto.

In primo piano la pianta deceduta. Si vede bene la corteccia scomparsa da un lato del fusto, quello esposto a sud. Dietro, il prossimo abitante del prato.

Viene sostituito da un Glenditsia Sunburst, un nome che è tutto un programma. Me lo ha suggerito il tipo del vivaio, che ormai mi conosce e sa di potermi rifilare qualsiasi albero perchè in tutto ne conosco 4. Infatti avevo chiesto un frassino che però non aveva. Anche lui lamenta la carenza di pioggia, sono tre anni ormai che devono irrigare le piante sempre, anche nei mesi durante i quali usualmente pioveva abbastanza da rendere le innaffiature superflue. Mi dice che le falde dalle quali pompano acqua si stanno abbassando o impoverendo.

Qui alla Malfornita c’è una piccola faldina con un modesto pozzo che da poca acqua che però mi è sufficiente.

SONO SICURO di aver già scritto tutte queste cagate almeno un paio di volte. A parte il nome dell’albero nuovo.

INVECE questo è totalmente nuovo.

Il titolare del consorzio agrario per l’ennesima volta si sente chiedere se hanno un prodotto repellente per i caprioli che mi mangiano le cortecce. E’ esasperato. Gli vengono le lacrime agli occhi dalla disperazione. Non esiste un prodotto come quello che cerco io. Avevo cercato di risolvere il problema irrorando i fusti di una miscela di acqua con verderame e pipì, ma gli alberi sono diventati troppi ed anche prendendo un diuretico non riesco a soddisfare le esigenze.

Se c’è una lavoro tedioso e dispendioso è comperare la rete, tagliarla della misura giusta, avvolgerla attorno alla corteccia e chiuderla con una fascetta da elettricisti.

Ma ora non più, c’è un prodotto che consiste in pezzetti di rete già tagliati autoavvolgenti che in un attimo ricoprono la corteccia. L’uovo di Colombo nella difesa attiva contro gli animali che mordono la corteccia dei giovani arbusti. Ne ho messi centoventi in altrettanti alberelli messi a dimora lo scorso autunno. Dovrebbe funzionare.

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