Salvo.

Immagini Viste & Riviste, e poi oggi le giornate sono più lunghe di circa 4 secondi rispetto al solstizio di due giorni fa.

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Troppo pigro.

Per la serie “didattica su cose che capisco poco”. Questa mattina ho toccato UN parametro della webcam pensando di togliere un fastidioso biancore sparso che si vede nelle ore notturne.

Questo parametro si chiama “Gain” e rappresenta l’incremento o decremento che si vuol dare alla sensibilità della pellicola. La frase non sia applica ad una fotocamera digitale, perchè è difficilissimo trovare una pellicola in una digitale. Nel caso delle mie webcam, la sensibilità si può modificare con il software. E così posso aumentare o diminuire la sensibilità della “pellicola” a piacimento, con risultati opposti.

Qui sopra un esempio esasperato ed esasperante di come cambia il risultato quando si modifica questo parametro. Ho settato a 3 e poi a 86. non servono ulteriori spiegazioni.

Non esiste un valore che può andare bene per tutte le webcam. Ogni webcam ha le proprie risposte alla luce ed alle condizioni di esposizione, orientamento, le balle di corococò.

Durante la manutenzione delle webcam di questa mattina dopo il black out ho pensato di abbassare un po’ questo parametro. Il risultato si vede solo quando fa buio e, come si vede nella immagine più sopra, è una cagata. Devo tornare a Basaluzzo ed aumentare quel parametro.

In questi frangenti mi pento e mi dolgo della mia pigrizia nel voler procastinare l’applicazione del sistema che permette di gestire le webcam da remoto. Si può fare, non è difficile, l’ho già fatto per altre webcam ma non per quelle di Basaluzzo. Chi non ha testa ha gambe.

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Era una roba elettrica.

Preferisco non scendere nei particolari, ci sono questioni di carattere logistico e procedurale oltre che gerarchico ma insomma, è bastato premere un interruttore sul quale non pensavo ci fosse bisogno di scrivere NON TOCCARE.

Invece la lampadina piccola non funziona proprio. Anzi entrambe non funzionano ed il crepuscolare fa due TICK invece di uno, ci deve essere una incompatibilità tra la corrente erogata dal trasformatore e la lampadina, qualcosa che afferisce al tipo di corrente. Quelle stronzate tipo continua o alternata. O l’amperaggio o sto cazzo in salmì. Devo verificare cosa ho comperato, si chiama “incauto acquisto”.

Tutte le webcam regolarmente on line. Questa affermazione è potenzialmente una autogufata da manuale. In tre si vede la neve caduta nelle ultime 48 ore. Poi ci sono i quattro verdoni basaluzzesi, il grigio centro genovese con i suoi eleganti tappeti rossi di Natale ed infine il mar lugubre che se vogliamo è sempre bello.

Solecitato in merito, ed avendo tempo da perdere, ecco uno schema eseguito con il mio classico stile scuola dell’obbligo ed anche prima. In alto la situazione attuale, sotto quella prevista quando l’elettricista avrà passato il nuovo cavo ethernet.

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Guasto sulla linea

Le due webcam della Pozzanghera sono ferme alla stessa ora, potrebbe dunque essere lo switch o il POE, spero non sia qualcosa di elettrico. Devo andare a vedere.

Essendo sabato ed avendo tanto tempo libero, ecco un gif animato tradotto in MP4. Questo prezioso contributo sonoro è anche su YouTube. Forse lo silezienzieranno per questioni di copyright sulla canzone. Ma qui è al sicuro.

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Le rare notti limpide della pianura.

Non è frequente vedere così tante luci notturne. Un po’ l’inquinamento, un po’ la foschia concorrono a rendere la notte generalmente brumosa, ammesso che brumosa voglia dire qualcosa. In più la Luna sorge dopo le 10, dunque il cielo è bello nero. Sarebbe interessante riuscire ad identificare i vari paesi che concorrono a formare quella linea di luci. Anzi no, non mi viene in mente nulla di più inutile. Ci sarà Alessandria, e poi una moltitudine di paesini e frazioni, qualche industria, qualche strada. Sticazzi.

Qui invece si vedono le luci di alcune cascine isolate e le luci di Pasturana. Anche in questo caso la bruma normalmente permette di vedere meno luci e più offuscate.

Anche sui monti la visibilità è ottima, come lo è molto più spesso che nella velenosa pianura. In basso Sauze di Cesana, in centro più in alto ossia più lontano c’è Rollieres. Ci sono anche due lucine sui Monti della Luna, verso la Francia.

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Pioggia.

Sempre la benvenuta, anche se guidare la motoretta in città comporta un rischio accentuato di cadere. E poi ti bagni, tra parabrezza e visiera del casco non si vede un cazzo, se poi è con il buio e ci sono le luci degli altri veicoli, un si vede una molecola di cazzo.

Non è pioggia intensa, ma polverizzata e dunque il poco scirocco la manda contro la webcam.

Piove intorno ai 2000 metri di quota, poi il livello neve scenderà nelle prossime ora, ma solo sul versante francese, mentre in Alta Val Susa se ne vedrà da zero ad un nanocazzo.

L’argomento del momento nel mio microcosmo è quella luce sul molo della Pozzanghera. Sono stato da un grossita di materiale elettrico, gli ho chiesto un adattatore grazie al quale posso mettere una piccola lampadina in luogo di quella grande. Il negoziante mi ha detto “quello ce l’hanno i cinesi”. Mi sono sentito un tossico dipendente che cerca qualche droga strana ed il farmacista gli dice “devi andare nei vicoli”. Allora in un istante ho trovato e comprato quanto mi serviva su Amazon. In effetti è cinese, lo chiamano “Conversion Lamp Holder”.

Mi ha chiamato Miriam incazzata come un toro, stava andando dal dottore e voleva andare in taxi. Ma a Genova ci sono quattro taxi in croce e quando piove il servizio di radio taxi semplicemente non risponde al telefono. Allora è salita in auto ma c’è molto traffico dunque era in ansia perchè temeva di arrivare in ritardo.

Ieri sera eravamo ad un cena a casa di parenti stretti e c’erano diversi medici. Tra questi ce n’è uno che mi riempe di elettrodi, uno che prendeva il sangue a mio padre ed infine uno che mi mette un dito nel sedere. Quando sono vestiti in borghese e non li vedo nei rispettivi luoghi di lavoro li confondo tra loro. Miriam mi sta mettendo pressione perchè faccia la mia visita annuale alla prostata. Mi è venuta l’idea di andare da uno di questi medici a caso e, con la bocca piena di tartina al prosciutto dire “ehi, ti devo chiamare così mi metti un dito nel culo”. Uno dei tre avrebbe risposto in modo affermativo.

Seconda sera di fila che la lampadina è accesa. Sono cautamente soddisfatto. La verità? Una importante componente della mia pulsione ad installare una lampada sopra il molo è la speranza che prima o poi venga una nevicata. La luce, la neve, la Pozzanghera, una fiaba insomma.

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Bene, ma da migliorare.

Non muovo quasi più un braccio per lo sforzo, ma il lavoro è quasi terminato e già funzionante. Adesso un cavo elettrico a 12 volt alimenta la lampadina. Il 17% dell’elettricità che consuma, arriva dalla Francia. Il 77% delle materie prime utilizzate in Italia per produrre l’83% della corrente, arriva dall’estero. Questi dati sono copiati da Internet, non mi assumo la responsabilità sulla loro accuratezza.

Quasi terminato; la parte elettrica è davvero dilettantesca, ci sono cappellotti esposti alle intemperie e solo grossolanamente isolati. Ho dovuto anche mettere una terribile ciabatta per alimentare il trasformatore. Infine ci sono delle orrende guaine nere – provvisorie – che sbucato alle estremità dello scavo e che andranno sostituite con tubi di rame, indistruttibili e di bell’aspetto.

Il trasformatore è identico al caribatteria di un telefono, potrebbe aver durata effimera. Ne ho un altro più serio, ma il suo impiego avrebbe aggiunto un ulteriore tappullo all’incrocio di cavi e cavetti che si raggomitolano sotto la tettoietta della panchina Zen. Intanto vediamo come funziona questo. Vediamo se la lampadina si brucia, o se ci sono incendi, eplosioni, fughe di gas.

La nebbia mattutina. La notte è passata e la lampadina è restata accesa. Bene.

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Dovrei aver tutto.

  1. Dieci metri di filo elettrico a due poli. Non so se dice così.
  2. Dieci metri di guaina. Trovata in un piccolo negozio di elettricità che non aveva solo le matasse da 100 metri.
  3. Trasformatore. Il negoziante mi ha chiesto se lo volevo a corrente continua o corrente alternata. Non conosco la differenza, ma se alternata vuol dire che la corrente c’è un po’ si ed un po’ no, la voglio continua. E’ per una lampadina. Ah, va bene.
  4. Nastro adesivo.
  5. Una vanga.
  6. Una zappa.
  7. Cappellotti.
  8. Forbici.
  9. Carriola.
  10. Guanti da lavoro.

E poi ecco gli auguri 2024. Con un omaggio a Tim Minchin che ho tagliato al minimo.

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[HSO4−] = 4,5 M, [H3O+] = 4,5 M; [SO42−] = 1 10−2 M

Questa è una formula che rappresenta il fenomeno chimico che avviene in una batteria al piombo, come quella che sto inopinatamente utilizzando per la Pozzanghera. Non so come, ma questa formula dovrebbe garantire la produzione di corrente elettrica. Ovviamente ho fatto un copia-incolla perchè la chimica che ho imparato a scuola si è sciolta come neve al sole. Posso solo identificare un parente stretto dell’acido solforico, anche se poi in questa formula tolgono un po’ di idrogeno, aggiungono gli ioni ed a quel punto sono già in un terreno per me inesplorato.

Quella lucina che insiste debolmente per qualche ora è frutto della produzione di corrente che avviene naturalmente all’interno di una batteria e che si accumula durante le ore diurne. Ma secondo Wikipedia durerà ancora per pochi giorni, perchè dopo qualche tempo di batteria completamente scarica, la stessa è da buttare e non si recupera. Dovrei mettere una pala eolica che muove una dinamo che ricarica la batteria. Però ci sono giorni interi di calma assoluta, specialmente durante fasi nebbiose invernali. Dunque al lato pratico presso la Pozzanghera per lunghi periodi c’è poco vento, c’è poco sole, insomma non ho speranze. Mi sa che se resto dell’idea scema di avere una inutile luce sul moletto, dovrò attaccarmi alla griglia nazionale.

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Molto male.

La luce della lampadina si è lentamente spenta. O per essere più precisi, è tornata ad essere un lumino da cimitero. Molto probabilmente ho calcolato non male, ma malissimo l’energia che la batteria aveva a disposizione per tenere accesa la mia lampadina da 12 watt. Un sito web che calcola queste cose mi indica che, malcontate, sono circa dieci le ore che posso aspettarmi. Avrei dovuto pensarci prima, altro che sei mesi. Il difetto nella progettazione è evidente come è palese la mia totale incompetenza in materia di elettricità.

Non mi è chiaro il meccanismo con cui invece di spegnersi completamente, resta appunto acceso il cero votivo; se la batteria si scarica, lo fa del tutto e non rimane un barlume di elettricità. Mi sfugge, come un gas raro, qualche elemento chiave nella faccenda, ma mi sembra indiscutibile l’inadequatezza del sistema.

Cosa fare ora? Escludo di acquistare la batteria di un camion o quella di un fork-lift, quest’ultima pesa circa cinquecento chili. La batteria che ho acquistato può essere però ricaricata ed usata come fermaporta, come sopramobile, come schiaccianoci. Potrei regalarla per Natale a Miriam, magari l’apprezza per darmela in testa.

Vendono kit formati da pannelli solari collegati ad una batteria che si carica durante il giorno ed eroga corrente durante la notte. Ce ne sono di economici e €50 e di professionali a €1.000. Potrei provare quello economico, ma nei mesi invernali la Pozzanghera prende poco sole e rischio di ricadere nel problema iniziale. Invece di ordinare su Amazon al buio, posso provare da un elettricista vicino al mio ufficio e sentire cosa mi dice. Ma che cazzo, è una lampadina da 12 watt, mica il Luna Park di Ponte Parodi.

Come alternativa, devo attaccarmi alla più vicina fonte di corrente, usare un trasformatore ed interrare un cavo che porti 12 volt fino al palo. Ci sono problemi logistici e pratici non insormontabili, il terreno è soffice e lo sforzo richiesto per lo scavo non sembra eccessivo, ho bisogno di qualche metro di guaina, il cavo elettrico, il trasformatore, una vanga, la sonda per tirare il cavo.

Mi consolo con questa sequenza di belle immagini dell’alba nel fresco mattutino (-1°). Nella prima si vede anche il cero votivo acceso, Santa Pozzanghera.

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